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C.1.2.27


Indice ARTE E PSICHE
Presentazione dei Quadri

Presenterò i quadri secondo i diversi modi in cui è percepito il Sé. Non sono tematiche stabilite a priori e coscientemente seguite, ma un raggruppamento di quadri di diversi periodi in cui se ne legge un comune significato.

L'ESSERE SPIRITUALE

1976.25 Spiritus

Ci possiamo figurare Dio come un grande demiurgo, un essere cosmico. Nel centro della figura si legge la centralità di questo Essere, nella sua testa una spirale, un pensiero elaboratore di mondi, nel suo incesso una potenza che procede verso l’oscurità trasformandola in luce. E' il contrario di quello che ho espresso in tanti quadri come l'anelito ad andare dall’oscurità alla luce: io sono l’oscurità e vado verso la luce, come qualunque creatura fa, anche ogni insetto. Mentre qui l'Essere divino si muove in direzione opposta, cioè viene dalla luce, che è il suo essere, e va verso l’oscurità, rischiarandola. Fanno lo stesso gli astri del cielo che descrivono le loro orbite nell'oscurità del cosmo e portano la luce.

1980.05 Poseydon

Altre volte, come qui per esempio, questo Essere misterioso viene rappresentato come un’altra divinità, la figura del quadro la chiamo Poseidon, la divinità del mare. Nella Bhagawad Gita, il meraviglioso testo vedico, Krishna, che era appunto la personificazione di Dio, dice: "Io sono il vigore di un soldato, sono il sorriso di una fanciulla, il dischiudersi di un fiore, un pesce del mare, sono l’acqua, sono il cielo… " Cioè, Dio è tutto e, in questo caso, è rappresentato come un essere marino. La sua testa è compresa in una spirale che è strutturata come la chela di un granchio.

1981.06 Jerofante

Altre volte ci immaginiamo Dio come un essere onnipotente, assolutamente astratto, fuori dal nostro mondo, oppure come un mago, uno ierofante, una cifra misteriosa, oppure come un essere che parla, che emette la parola, il Verbo.

1983 Natività

...oppure come una nascita: in questo caso, pensiamo al Sé, al nostro essere interiore, che nasce dall’anima umana, perché è vero anche che, se da una parte è l’anima umana che cresce, evolve fino ad identificarsi nel Sé, da un’altra è il Sé che nasce in noi. Dio ha creato l’uomo, ma si può anche pensare il contrario, cioè che è l’uomo che, in qualche modo, crea Dio dentro di Sé, o almeno che la consapevolezza di Dio nasce in noi..

1983.01 Arcano 2

Nella storia di Proserpina, abbiamo parlato anche di Plutone, il dio infernale che in fondo è l’equivalente del dio luminoso, cioè la parola “dio” e la parola “diavolo” sono da tanti punti di vista uno il rovescio dell’altro, ma anche la stessa cosa, perché è l’oscurità che si trasforma in luce e la luce che si spegne nell'oscurità.

1984.08 Apollo

Questa invece è un’immagine divina legata all’idea della barca, una barca che galleggia nel mare cosmico, ma anche nel mare della nostra esperienza…ho dipinto questo quadro, che ho chiamato Apollo perché ero sull’isola di Delo, che era proprio a lui consacrata.

1989 Black Osyris

In quest’altra immagine il dio si fa creatore: come dice la Bibbia, lo spirito andava sulla distesa delle acque, come il braccio azzurro della figura che procede in un gesto creatore davanti al dio. Questo dio ha un volto nero. Non voglio avventurarmi in ipotesi scientifiche su buchi neri o cose del genere, ma questo concetto di oscurità è relativo al fatto che l’uomo proietta sempre se stesso: può proiettarsi in un’immagine radiosa, gioiosa, onnipotente, quasi come una sua gratificazione, mentre, se ha il coraggio di vedere la propria ombra, può proiettare Dio nella sua stessa oscurità. Sembra blasfemo, ma è così: basti pensare che il cosmo è oscuro in tutta la sua inconcepibile estensione, ma è da questa che viene la luce.

IL SE E L'ANIMA

La lezione che dobbiamo imparare nel nostro cammino è però di vedere Dio non solo nel cosmo ma in noi. Prima di arrivarci, vediamo adesso l'Essere sublime non come un'entità astratta e Una, ma nella sua relazione con la nostra anima. Senza voler ripetere tutto quello che è stato dello sull'anima vista al femminile, la evochiamo ancora in qualche immagine sotto l'aspetto della sua relazione con il Sé.


1979.04 Il proconsole

La prima immagine indica una separazione. Dall'originaria unità divina (espressa nel quadrato della figura) si stacca l'anima come un frammento, come se fosse la terra staccata e allontanata dal Sole. Nello stesso modo, la donna si stacca dall'uomo, come dice anche la bibbia.

1981.11 Creazione

Un'altra immagine della Creazione è quella di Dio che crea l’anima umana, piccola ma fatta a sua immagine, mentre la terra la riceve come un seme, che nutrirà poi con la sua vigoria

1979.17 Il cielo e la terra

Qui il Sé è già più vicino a noi, è come un fratello maggiore, o un giovane uomo che ama e protegge la sua donna. All'interno del volto del giovane si intravede il profilo di un vecchio, il padre, una rappresentazione non lontana dall'intuizione cristiana del Padre che è nel Figlio, e della vicinanza a noi di questo, come un fratello. Va da sé che tutti questi quadri hanno radice in esperienze personali, che vengono trascese in questa interpretazione, per essere lette come diverse forme del rapporto del Sé con l’anima.

1979.04.14 La morte del Signore

Anche questo dipinto, ispirato da un grande dolore, può essere letto come un rapporto del Sé con l’anima. Il volto reclino del Cristo è avvicinato al volto volto femminile della madre, che potrebbe però essere anche l'anima. Gesù è morente, come anche noi moriamo, ma la nostra anima anela al Cristo che è il suo vero essere e che va al di là della morte.

1992.05.10 Il Sé e l'anima

Il Sé è visto come una figura maschile di grande forza, mentre l’anima femminile sorge da questa forza, dal suo gesto e sembra voler tornare a lui, quasi cieca e smarrita. Non è forse l'immagine della nostra anima, del suo essere creata da Dio e del suo anelito a ritornare a Dio, attraverso lo smarrimento della condizione umana?

1989.01 L'artista

Anche qui il Sé crea l'anima umana, come un artista crea la sua scultura e, così facendo, si fonde con essa.

1990.04 L'anima e il corpo

Nella vicenda dell'anima che si separa dal corpo, si vede che essa porta con sé una testa d’oro, ossia la vera vita che, al di là della morte, è un tesoro spirituale.

1994.03.13 Benedizione

Abbiamo già detto che, quando un uomo ama la sua donna, in qualche modo la crea. Guardando adesso l'immagine su un altro piano, è il Sé che crea l'anima umana.

1994.03.17 L'angelo e il fiore

Il Sé, che è inconscio in noi come la figura scura del quadro, si manifesta nella nostra incarnazione, di cui prende cura come l'amante dell'amata, e anche nella sua trasformazione in angelo nella vita spirituale al di là della morte..

1999.07 Non più il giardino dell'Eden

In questo dipinto, di cui abbiamo parlato lungamente nell'ultimo incontro, il rapporto fra il Sé e l'anima è espresso, in seguito a un grande dolore personale, come una separazione, in cui il Sé è al di là del muro che ci separa da lui come dalla vera conoscenza e dall'amore...


IL SE IN FIERI

Un altro filone di lettura è il Sé in fieri, cioè nel suo farsi, e anche di questa interpretazione presento qui alcune immagini, che in parte abbiamo già visto. Se immaginiamo che il Sé, ovvero Dio sia in noi, possiamo dirci che deve essersi massicciamente ridotto, per poter entrare in qualche modo nel nostro piccolo involucro, nella nostra piccola esperienza. Se, all’idea che noi ci facciamo di Dio come di un essere sublime, meraviglioso e irraggiungibile, sostituiamo il concetto di un Dio che è in noi e attraverso di noi, lo sarà quindi anche attraverso la nostra sofferenza - basta pensare a Gesù Cristo in croce - e perfino attraverso le nostre mutilazioni.

1978.47 Il Vello d'oro

Quindi, se volessimo rappresentarci come Dio, dovremmo riconoscere di essere amputati, perché non abbiamo la testa di Dio, non ne abbiamo le gambe, non ne abbiamo....cioè il nostro stato umano è quello di un'amputazione rispetto ad un’interezza, alla divina unità.

1980.12 La Caduta

Qui leggiamo il Sé in un modo non meno drammatico: la Caduta, come fosse quella di un essere angelico, come poteva essere Lucifero, che abbandona l’unità primordiale con Dio e precipita nell’oscurità. Nel quadro lo vediamo addirittura calcinato dal fuoco divino, smembrato, questo è un braccio, questa è una gamba…e si vede anche il fulmine, che lo colpisce nel cuore. Potrebbe essere una metafora della nascita della materia, in quanto caduta dallo spirito, ma ci si può chiedere: non avevamo forse identificato il Sé con Dio, e ci troviamo invece adesso di fonte all'immagine di un angelo caduto? Noi siamo in effetti caduti con lui e, insieme a lui, dobbiamo risalire,. Quando Dante parla della risalita dall'inferno subito dopo aver visto Lucifero precipitato a testa in giù, non diceva una cosa molto diversa.

1982.12 Il Sé sommerso

Si vedono invece qui diverse immagini del Sé "sommerso". La vita umana è un naufragio - ne vedete nel quadro il relitto - nonostante le illusioni che possiamo farcene ma, al di sopra del naufragio, c’è un qualcosa che si eleva, come in una aurora brumosa. Quindi l'essere spirituale in noi, che è sommerso, si affaccia alla luce e si prepara a sorgere come un sole, perché questo essere è proprio il nostro sole interiore..

1988 Anima dormiente

Si vedono invece qui diverse immagini del Sé "sommerso". La vita umana è un naufragio - ne vedete nel quadro il relitto - nonostante le illusioni che possiamo farcene ma, al di sopra del naufragio, c’è un qualcosa che si eleva, come in una aurora brumosa. Quindi l'essere spirituale in noi, che è sommerso, si affaccia alla luce e si prepara a sorgere come un sole, perché questo essere è proprio il nostro sole interiore..


IL VECCHIO SAGGIO

1981 Kundalini

Si vedono invece qui diverse immagini del Sé "sommerso". La vita umana è un naufragio - ne vedete nel quadro il relitto - nonostante le illusioni che possiamo farcene ma, al di sopra del naufragio, c’è un qualcosa che si eleva, come in una aurora brumosa. Quindi l'essere spirituale in noi, che è sommerso, si affaccia alla luce e si prepara a sorgere come un sole, perché questo essere è proprio il nostro sole interiore..

1999.04.25 La fanciulla e il vecchio

In questo caso il saggio è rappresentato come una pietra, una scultura, che è fra le braccia dell'anima. E' come se l'anima avesse in sé questo essere che, oltre ad essere sinonimo di saggezza, richiama anche con la sua immagine qualcosa di molto antico. Il Sé è antico, è profondamente arcaico, è nel profondo del nostro essere, come una roccia indistruttibile. Non dobbiamo immaginarlo solo come una meta, un raggiungimento futuro, ma proprio nel senso di ritrovare il nostro essere profondo e antico, anzi eterno.

L'ANGELO

1976.22 L'angelo

Un'altra versione, che noi diamo dell'idea del divino, è quella dell'angelo. L'angelo può essere concepito in tanti modi. Qui lo identifichiamo nel rapporto fra il materiale e lo spirituale, il femminile e il maschile, e fra tutto quello che nel nostro mondo è sinonimo di dualità, per vederla tendere a un'unità con un movimento ascendente, fino al ricongiungimento in essa. Nello stesso tempo, è da questa unità che la dualità discende. Questa è l'armonia del tutto. La testa dell'angelo, se vogliamo immaginarla così, è come una spirale trascendente, un fiore, un volto sublime...

1977.13 Il lavoro spirituale

In noi stessi questa unione non si opera però in un modo così armonico, ma attraverso il rapporto, che è spesso un confronto, una lotta e non un'unione, fra le due parti di noi: quella materiale e quella spirituale. "Il lavoro spirituale", il quadro che è stato assunto come logo della Fondazione, la esprime con un angelo che, con un raggio di luce, cerca di liberare l'uomo dalla ferrea corazza in cui egli stesso si è rinchiuso.

1978.37 L'angelo e la bestia

Il rapporto fra una parte divina in noi e la parte che è invece animale è invece espresso in quest'altro quadro .. In noi c'è proprio questa specie di mostro, ci sono tutti questi animali, di fronte a un essere spirituale che giunge con una vibrazione di amore e di luce.

1989.03 L'angelo e il masso

Qui l'angelo cerca di parlare a questa specie di sasso come se gli infondesse la vita, plasmandolo per farlo diventare un uomo. Si vede che comincia a enuclearsi una testa, appena abbozzata, una gamba...Non è forse dalla materia dei sassi che un po' alla volta è nata la vita organica, con la lunga evoluzione che porta all'uomo? Il quadro allude però a un'altra e dura pietra, quella della nostra anima sorda e inerte.

1989.07.01 L'angelo parla all'uomo dormiente

Qui l'angelo cerca di parlare a questa specie di sasso come se gli infondesse la vita, plasmandolo per farlo diventare un uomo. Si vede che comincia a enuclearsi una testa, appena abbozzata, una gamba...Non è forse dalla materia dei sassi che un po' alla volta è nata la vita organica, con la lunga evoluzione che porta all'uomo? Il quadro allude però a un'altra e dura pietra, quella della nostra anima sorda e inerte.

1992.04.07 Il Se che parla all'anima

In questo quadro, su cui abbiamo già parlato a lungo, l'anima non rifiuta il rapporto con l'angelo ma anzi si volge verso di lui...purtroppo però non riesce a vederlo, perché non ha occhi, ha il volto offuscato. Anche questo potrebbe essere il nostro ritratto.

1997.08.22 La Crisalide

Un ritratto più complesso è infine questo, in cui il rapporto con l'angelo si enuclea nei diversi piani del nostro essere. C'è un piano inferiore, quello del nostro corpo - immaginiamo che si trovi in una tempesta, in una notte oscura - in cui noi avanziamo con fatica: vedete la nostra gamba che si tende nello sforzo. Al di sopra c'è un corpo azzurro, che è come la crisalide di quello che saremo. Può essere il corpo vitale, delle nostre emozioni, quello che impropriamente chiamiamo anima. Questa forma evolve poi in un altro corpo, quello mentale, che è come una spirale, in sintonia (o almeno dovrebbe esserlo) con l'armonia cosmica.. Al di sopra c'è infine un più alto livello, in cui il cielo non è più azzurro ma di una luce dorata, e si apre infine l'ala bianca .dell'angelo. Ci sono quindi quattro livelli, il livello fisico, il livello emotivo, il livello mentale, e infine il livello spirituale. Non ci si deve fare un'idea troppo razionale di questi stadi e della loro successione - noi siamo tutto nello stesso momento - ma coglierne il significato e condividerne l'orientamento verso la parte più elevata di noi stessi, ossia verso l'angelo che noi, in realtà, già siamo.

IL TESTIMONE

Tutti questi sono modi di immaginare un essere che sembra andare al di là dell'esperienza ordinaria, pur celandosi nella nostra stessa radice, e che prende tante forme, dal Dio onnipotente all'angelo e ad altro. C'è poi un'altra versione, che è quella che ha dato il titolo a questa serata,: quella del "Testimone". Questo essere non solo è celato nel nostro cuore, come dicevamo prima, ma è anche staccato da noi, ci osserva. Noi viviamo molte storie nella nostra vita, ma il testimone ne è separato, pur essendone il vero protagonista.

1989.11.20 I misteri dell'amore 1

Lo si vede molto in questo quadro, di cui abbiamo parlato lungamente. Fra il disfrenarsi dell' erotismo e delle passioni (come si vede nel quadro), c'è questa centralità dell'essere che guarda, che registra, e che siamo noi. Non è uno spettatore esterno, un guardiano, un sorvegliante: è la nostra natura profonda, che però ci appare come staccata perché noi siamo staccati, viviamo un'esperienza materiale frammentaria, come tizio, caio, sempronio, Roberto, Vittorio, ...Luisa, credendo di essere solo questo, e invece siamo solo delle manifestazioni temporanee, accessorie, funzionali,di questa centralità.

1990.06.09 Il nuotatore

Questo quadro dà un'altra immagine di questa centralità. Oltre all'angelo, che a dire il vero sembra coinvolto nella nostra vicenda, il vero protagonista ne è il vuoto, che è in effetti la vera realtà.


IL COMPAGNO

1999.09.08 Il Sé e la persona 1

Un'altra lettura, un po' più confortante, se volete, è quella del compagno. L'uomo ha sempre un volto oscuro ma si sovrappone a lui un altro volto, molto più grande e luminoso. E' uno spirito, un dio? E' la sua vera individualità. Avevamo detto prima che Dio si nasconde, ma la verità è forse il contrario: siamo noi che ci nascondiamo, di fronte a Dio e di fronte a noi stessi.

1999.10 Il, Sé e la persona 3

In questo si esprime un'idea già presente in quadri precedenti: quella di un dio che, come fa un artista, plasma la nostra effigie, la ama, la fa sua. La sua opera è la nostra personalità, una delle tante personalità in cui egli non solo si esprime ma, nel senso profondo della parola, si incarna.

1999.10 Il compagno segreto

Dio è quindi come un artista ma soprattutto è il nostro compagno segreto. L'uomo non lo riconosce e neppure si accorge di essere così legato a lui da costituire in effetti la stessa persona.

 

IL CRISTO

Non si può dire che questo sviluppo sia una cosa facile, razionale, da realizzare seguendo un metodo, perché esso passa attraverso un dramma, una rivoluzione interiore. L'espressione maggiore di questo dramma, nella storia umana, è quella che incontriamo nella Crocifissione.


1991 Crocifissione (part.)

Nel quadro che la rappresenta, abbiamo indicato in altri incontri che l'immagine che si dà del Cristo crocifisso, inchiodato alla croce, è quella di un Cristo che, dalla croce, apre le braccia quasi con esultanza. Dall'oscurità in cui Egli si trovò nel momento della morte e ci troviamo anche noi nella nostra vita, si apre in un gesto di liberazione e di apertura.

1999.07.25 Lettura Dantesca (part.)

Questo quadro è ispirato alla Divina Commedia ed è composto da tre grandi tele, come sono tre i canti del poema. L'ispirazione è molto libera. Nel primo quadro, si associa infatti l'Inferno alla cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, in cui si vede l'inizio del dramma umano. Nel secondo la navicella guidata dall'angelo, con cui si apre il Purgatorio, diventa la grande barca in cui tutta l'umanità va verso il proprio destino. Nel terzo si interpreta infine il Paradiso, ma in che modo? Con una realizzazione interiore che è un "arrendersi" a Dio. Non è certo con una conquista intellettuale, con una scienza, che noi possiamo giungere a questa realizzazione, ma con un processo di sviluppo interiore. Il Se è sempre in noi ma lo è come un seme latente. Perché germogli noi dobbiamo diventare il Sé, dobbiamo diventare Cristo, accogliere Cristo in noi come la nostra esperienza centrale. Allora, in questo quadro in cui si narra tutta la vicenda umana, dai tempi di Adamo ed Eva a questa barca in cui tutta l'umanità transita - quante cose vi succedono, si vede anche una madre che allatta il suo bambino - si giunge all'evento conclusivo: quello espresso dalla figura di un uomo che cade dalla barca. Qual'è il senso di questa rappresentazione? Ognuno di noi cade dalla barca della vita quando muore e, cadendo, in qualche modo si arrende. E' un processo che accade nel momento della morte, ma che dovrebbe realizzarsi anche mentre siamo vivi e coscienti, perché è proprio nell'arrendersi totalmente a Dio la nostra possibilità di accogliere Dio in noi. La figura del quadro ha le braccia aperte, esattamente come il Cristo di cui parlavamo prima. Il gesto che chiamavo, anche se un po' impropriamente, un gesto di esultanza, è in realtà il gesto supremo della realizzazione spirituale. Il sacerdote apre le braccia nello stesso modo quando prega. Non è il gesto di una volontà, di un'ambizione, di un possesso, ma è il gesto di arrendersi alla volontà di Dio perché, a questo punto,. uno ha capito che la volontà di Dio è la nostra stessa volontà, è il succo del nostro essere, di cui non ci rendiamo conto solo perché siamo accecati dall'ignoranza, che ci porta a far prevalere le nostre piccole volontà sulla volontà cosmica.

1999.11 Il cammino (Resurrezione)

Questo quadro ci porta alla stessa tematica, anche se in altra forma. Anche qui si racconta tutta la storia dell'umanità, anzi dell'intera evoluzione. Si vede addirittura un dinosauro, poi una folla di gente che lungo gli evi, lungo tutta l'evoluzione cammina, cammina, e giunge a un certo momento all'evento cruciale della croce. Nel quadro c'erano delle grandi sbarre, ad esprimere la chiusura della condizione umana, ma ne sono rimasti dei frammenti, anzi uno solo, che è la croce. Si vede una delle figure nell'oscurità che è in ginocchio davanti alla croce, si vede anche che quando esce da questa adorazione è già cambiata, è stata dipinta in rosa perché ha ricevuto vita, grazia da questo straordinario evento Poi, fra tante figure, ce n'è una terminale, un uomo sdraiato che potrebbe essere il Cristo deposto, e infine questa stessa figura che solleva il busto e dirige un braccio verso l'angelo. Il quadro è stato dipinto in fasi successive. Nella prima edizione, l'incontro con l'angelo era rappresentato in modo molto sereno, come se fosse facile far entrare in contatto la parte materiale di noi e la parte spirituale. Col tempo è invece diventato molto più drammatico: il volto dell'uomo che cerca e invoca l'angelo è l'espressione stessa del dolore più assoluto, dell'oscurità in cui noi ci dibattiamo. Quante volte abbiamo rappresentato l'angelo come un essere che vuole parlare a noi, mentre l'uomo era rappresentato come se guardasse dall'altra parte. Poi c'è stato un momento in cui il principio spirituale e quello materiale, quello divino e quello umano, erano uno di fronte all'altro, ma questa volta era l'uomo che aveva il viso coperto e che non riusciva quindi a vedere. A questo fatto di non potere e non riuscire a vedere, segue adesso l'interpretazione del quadro, in cui l'uomo non rifiuta il divino ma anzi tende ad esso con tutte le sue forze, ma questa volta, apparentemente, è il divino che guarda
dall'altra parte. C'è quindi una totale incomunicabilità? Io ne darei una lettura migliore....tutta la storia umana, questa lunghissima evoluzione nel dolore - noi non ce ne rendiamo conto abbastanza, ma tutta la nostra storia è fatta di persone che hanno perso i loro cari, che hanno perso se stessi, ogni speranza, che hanno scoperto di essersi dedicate a qualcosa di completamente illusorio - giunge alla necessità di una consapevolezza: Emergendo da questa esperienza. finalmente un uomo incrocia il divino, il suo prossimo passo è di diventare l'angelo, "Quello", come dicono gli induisti. Quindi non è che l'angelo guardi dall'altra parte. Il prossimo passo dell'uomo è di diventare questo essere di luce, che è quanto dicevamo prima, parlando di Psiche assunta fra gli Dei. Nell'ottica pagana questo passaggio sublime avveniva come il coronamento di una storia di amore, sia pure con moltissime sofferenze. Nell'ottica cristiana, esso avviene invece con un travaglio interiore che non sembra aver più nulla a che vedere con la bellezza, con l'eros. Sono diversi piani, che io non vedo però distanti ma, al contrario, profondamente uniti. L'eros è l'amore a livello vitale, istintivo, emozionale, ma Do è l'amore in un senso sublime e Cristo è proprio il messaggero dell'amore per eccellenza. Quindi siamo sulla stessa linea, anche se Il titolo del quadro "Resurrezione" ci dà d'altra parte tutto il senso della vicenda umana che, attraverso l'amore e il dolore, la vita e la morte, deve giungere alla vita eterna. La figura oscura del quadro, che si solleva dalla morte per incontrare l'angelo è in realtà il Cristo che risorge. Il suo braccio si incrocia con quello dell'angelo, come a sancire la "nuova alleanza", il patto l'accordo vittorioso che pone fine alla morte. Ne vediamo poi la trasformazione in angelo luminoso, accanto alla stessa croce che è ormai diventata un simbolo di luce.


 

Ecco, questa è la storia che voluto raccontarvi. Negli incontri successivi - mi pare che ce ne siano ancora un paio - vedremo come questo cammino, che è un cammino interiore, deve poi uscire dalla sua interiorità per donarsi anche come progetto di vita, di costruzione. Deve essere non solo una rifondazione del nostro animo ma della città dell'uomo, e questo ci riporterà un momento all'architettura, non per i suoi valori specifici ma come simbolo del progettare, del fare. Quando si incontra la luce, bisogna infatti saper anche agire e cercare, nei piccolissimi limiti delle nostre possibilità, di trasformare non solo noi stessi ma il mondo.
Detto questo, ne possiamo parlare adesso con un po' di dibattito. Per esempio, io ho molto insistito sull'idea del Sé, dell'Atman dentro di noi. Qualcuno di voi non la condividerà, altri magari non ne hanno mai sentito parlare, si parla spesso in modo generico della nostra anima, e in modo altrettanto generico di un Dio che si trova chissà dove, o di Gesù Cristo, ci si fanno delle immagini. Ma questa idea che Dio è in noi e che è la nostra vera realtà quanto vi convince?
Non è certo una mia invenzione personale, ma è il fondamento di tutte le religioni, anche se va talvolta riscoperto sotto le sovrastrutture culturali che l'hanno col tempo celato. Nelle religioni orientali tale fondamento è più visibile e condiviso, mentre nel cristianesimo, si è piuttosto portati a collocare Dio su un piano nettamente distinto da quello umano, salvo ritrovare in Gesù Cristo una possibilità di mediazione. Ci soccorre però San Paolo, quando afferma di non vivere più come persona, come personalità ma che in lui vive Cristo.
E' questo il clou della questione, il centro dell'esperienza umana, che abbiamo chiamato anche il Sé. Abbiamo messo in evidenza che Egli vive in ognuno di noi, anche se nell'oscurità, oltre a sembrare talvolta sommerso, amputato o nascosto dietro delle false apparenze. E' quindi questo il senso del cammino umano: nello svelare il Sé interiore, nell'identificarci sempre di più con lui, che vuol dire anche conquistare la speranza, la certezza anzi dell'eternità della vita. Sono solo le nostre piccole vite personali che hanno un termine, mentre la vita eterna, che Gesù ha sempre promesso, è proprio quella di riconoscere la nostra divinità. Dio è eterno, lo Spirito è eterno, e lo siamo anche noi in lui.