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C.1.2.30


Indice ARTE E PSICHE
Presentazione dei Quadri

Nota: I quadri di cui si è parlato nell'incontro sono stati in gran parte già mostrati negli incontri precedenti.

NASCITA

1976.11 Nascita vedi Incontro 13

Cosa può voler dire questo quadro, uno dei miei primissimi, che io chiamo proprio “Nascita”? Può essere magari naif di rappresentarsela così, però la prima cosa che vedo nella nascita è qualcosa che comincia in un piccolo punto e poi si espande come una spirale. Nella nascita, anzi nel concepimento, si uniscono il maschile e il femminile, questo lo sappiamo tutti, ma si uniscono anche la terra e il cielo, il fuoco e l’acqua, il sole e la luna, si uniscono perfino le stelle. In qualche modo è una specie di quadro di natività, di oroscopo, in cui si legge la presenza cosmica di tanti elementi. E' forse per voi difficile di vedere dei volti in un'immagine che sembra astratta, ma questo qui, in alto, potrebbe essere il sole, quello a sinistra la luna, questa potrebbe essere la Terra nel suo farsi, queste le stelle. Diciamo che è una specie di mandala, che indica il significato universale della nascita.

1976.24 La notte e l'albavedi Incontro 13

Questo invece è un aspetto che ci può essere più vicino:vediamo infatti una madre con il suo bambino, in una luce di tenerezza, di amore. Ma possiamo immaginare anche la notte cosmica, e il centro di luce che si crea in essa, da cui parte una spirale che si svolge all'infinito. La nascita è un fatto cosmico: non vedere che la testa della madre è coronata di stelle e pianeti come un cielo?

1976.25 Madonna con bambinovedi Incontro 13

Anche qui la nascita è vista in un'ottica che trascende l'evento materiale. Oltre al corpo che si forma nel grembo della madre, vediamo la testa del bambino che è però il nucleo di una luce, di uno spirito che viene evidentemente da un’altra dimensione. Quando pensiamo alla nascita non dobbiamo pensare solo all’unione del maschile e del femminile che l'ha resa possibile, e neppure solo a quella della terra e del cielo ma all'unione fra la materia e lo spirito, fra la nostra vicenda terrestre, limitata, mortale, e un insieme cosmico.

1983 Nativitàvedi Incontro 15

In un'altra lettura della nascita, di tanti anni dopo, si evoca il Sé, il Cristo interiore che genera e va evolvere la nostra anima, in un processo che sembra qui letto al contrario. E' la nostra anima che, come una madre, genera Dio, partorisce il divino in noi, in qualche modo ne è tutrice e fattrice.
Possiamo allora immaginare che sia proprio nel grembo dell’umanità, nella storia del nostro essere uomini, che nasce e si realizza un principio spirituale, come un angelo che noi stessi diventiamo e anzi siamo, e che è appunto il Sé.

1986 Natività del Signorevedi Incontro 15

Qui lo si vede in un’altra forma, come se una Madonna generasse una creatura, che però non è il bambino un po' paffutello del presepe: questa volta è una specie di sole roteante, che è ancora una volta il Sé, il Cristo.
Come poteva la Madonna immaginare che il suo bambino potesse essere il sole? E' quanto si pensa da un punto di vista esoterico, che non è però molto lontano dall'idea di un Figlio unigenito di Dio che ci insegna la Chiesa. Non è forse un essere solare, meraviglioso, che esce dal grembo della Madonna come dal grembo dell’umanità esce il divino?

1987.07 Piccola anima vedi Incontro 15

Molto più in piccolo, nel nostro intimo essere, il quadro ne mostra la nascita in noi: l’anima è incurvata su se stessa, e nel suo cuore spunta un principio nascente.

1989.11.07 Aurora

Anche questo è un modo di sentire la nascita. E' come se questa creatura, quasi galleggiante in un mare cosmico, si risvegliasse dalla notte o dalla morte stessa, davanti a un sole che però è ancora oscuro Ci sono altre due figure nel quadro: una è l'inconscio che sembra spingerla al di fuori delle sue acque profonde, e l'altra è un angelo, anzi il Testimone, che presiede ad ogni nascita, come a una sua propria manifestazione. Quando noi nasciamo, non è certo solo un'operazione chimica o qualcosa che avviene per caso, ma una congiunzione misteriosa in cui tutto si unisce, come nel quadro: il sole dello spirito, l'anima che si incarna, l'inconscio da cui proviene, il Sé che è il vero protagonista della vicenda.

1989.08 La lucciola vedi Incontro 17

Ci sono delle nascite non di una persona ma di un amore: momenti in cui nasce un amore, nello stesso modo in cui si accende una luce.

1990.08.22 Aurora vedi Incontro 18

In questo quadro, che abbiamo già visto, la nascita è vissuta nel senso di una “aurora”.Non solo la nascita è come l'aurora della vita, ma è un'aurora anche e soprattutto quella con cui la nostra anima si risveglia a un messaggio divino. Quando poi si parla di aurora, è qualcosa che viene dalla notte, come la nascita dalla morte, e quindi queste figurazioni da una parte guardano alla luce, ma dall’altra sono impregnate di oscurità.

1992 Aurora 3vedi Incontro 18

In questo quadro è invece come se tutto il nostro essere diventasse un’aurora: la luce non è solo all’esterno, come un possibile annuncio del levarsi del sole, ma in noi c’è una luminosità che ci trasforma.

1994.11 La chiocciolavedi Incontro 19

Qui l’anima in qualche modo elabora il suo proprio mondo, la sua propria armonia, sempre come un fatto di luce, e gli oggetti qui raffigurati possono rappresentare le casualità della vita o quello che ci lasciamo dietro…un vaso, una conchiglia, spazzatura varia: sono questi gli accidenti del mondo, però sostanzialmente l’anima, nel suo ciclo, costruisce se stessa, elabora la sua armonia.

1995.03.08 Concepimento 2vedi Incontro 19

In questo dipinto, l'armonia è anche drammatica: questo è un momento di generazione, ne abbiamo già parlato altre volte, è addirittura una pre-nascita, in qualche modo il momento del concepimento…si vede nel grembo della donna un feto che si forma, si vede questa luce interiore, questa specie di penetrazione in una cavità che è anche femminile…il tutto nella notte, che è la notte cosmica ed è anche la notte della morte, dove però nasce questa circolarità della vita. Ed è come vedete, una grande spirale, come sempre...

1994.03.10 La nascitavedi Incontro 19

E' il quadro che è esposto stasera nella parete al vostro fianco e si chiama proprio "Nascita". Leggiamolo insieme. Si vede una coppia che, con un gesto, dà nascita a un essere, che però non è un bambino, è un adulto. Quindi egli non nasce ma rinasce, è un uomo morto che rinasce, l'angelo lo solleva da una stato di caduta, di morte, ed è come se riportasse poi questa nuova vita alla coppia con un grande gesto, che sembra abbracciare e coinvolgere tutte le figure in un movimento ciclico, come una danza. Nel quadro si vedono anche, l'abbiamo già notato un'altra volta, tante piccole facce che mi fanno pensare a delle anime ansiose di rinascere. Guardavo oggi che questa testa qui, scura - forse la notate - è uguale a quella più a destra marroncino chiara, come se fosse la stessa testa in movimento.....la nostra amica Silvana, che è psicologa e si occupa in particolare di regressione, potrebbe vedere in questa testa qualcuno che fu magari ucciso - se ne vede il sangue, in mezzo a una grande oscurità - e che si avvicina con la testa più chiara alla nascita, che si vede poi in una terza posizione, quella della testa dell'uomo che viene sollevato, non a caso illuminata da una sua magica luce...Non voglio perdermi in fantasticherie ma diciamo che, in modo intuitivo, il quadro ci mostra la circolarità del tutto, come la divina danza della vita.


SPIRALE

Nel corso del Seminario abbiamo parlato molto della spirale, come di un concetto chiave dell'evoluzione del tutto. Ci era apparsa dapprima, senza possibilità di dubbio, la ciclicità della vita, senza però che questo com- portasse alcuna idea di ripetizione. E' appunto la spirale che infonde alla ciclicità una spinta che la fa evol- vere in un movimento infinito. E' una legge che è insieme naturale e spirituale. Nelle mie opere, è presente sia come generatrice della loro composizione, sia come segno, presenza vivente del divino, come di un sole.

1976.25 Spiritusvedi Incontro 13

E' uno dei primi quadri che vorrebbe rappresentare un essere spirituale. Lo si immagina come se venisse dalla luce. Se ne vede l'incesso, la potenza irradiante dal suo centro come da un grande chakra, e la testa, che è appunto una spirale, generatrice di armonie e di mondi...

1976.24 La notte e l'albavedi Incontro 13

L'immagine che abbiamo già visto come nascita, ma che è anche una spirale. La nascita è infatti l'inizio di una spirale.

1977.06 Iside

E' l'immagine di Iside, un quadro singolare di alcuni decenni fa. Iside, come dea della luna, regola la vita della vegetazione e di ogni creatura, solleva a sé le anime come pesci che escono dal mare... Se la spirale è un principio di unità e di armonia, la deformazione inerente alla natura umana ce la può però far leggere anche in forme separate e antagoniste. Mentre il quadro 1976.11 Nascita...mostrava la dualità di tutte le cose, ma nell'ambito di un'armonia che tutte le riassorbe nell'unità, c'era qui forse in me una sorte di manicheismo che mi faceva percepire queste due polarità come se ci fossero due principi separati, uno di oscurità e l'altro di luce. Era in realtà l'esperienza del dolore a suggerirmi questa separazione. Il dolore è, in sé, esperienza di separazione.

1984.09 Jonico (Yng e Yang)

Le due volute di un capitello ionico, ci raccontano appunto la storia di questi due principi e del loro fluire uno nell'altro.

1982.20 Tempesta

Qui la divisione è fra un principio spirituale e la realtà che invece porta a un naufragio nella vita

1997.09.02 I due impulsivedi Incontro 20

Questa è una divisione fra un impulso spirituale e un impulso fisico, fra il vortice della vita nel mondo e un' influsso superiore, con l'uomo che fa da ponte fra i due, ma non è un ponte così facile da percorrere, è una situazione di tensione, di strappo

1989.06.14 Metamorfosivedi Incontro 15

Sempre questo senso di divisione, lo si vede qui dove l'angelo o il Sé che parla alla nostra anima e lei si volta dall'altra parte.

1992.03.22 L'armonia interiorevedi Incontro 18

Qui invece si vive la vita dell'anima come se il nostro essere interiore guardasse se stesso e dall'interno di se stesso facesse evolvere un'armonia. A fronte del caos esterno del mondo, questa armonia è un in impulso di nascita, un po' come nei quadri in cui si legge l'anima come una madre che partorisce il divino.

1994.03.13 Benedizionevedi Incontro 19

Qui si vede invece la divisione che è pronta a un ricongiungimento fra due persone che si amano o addirittura fra una parte divina in noi e l'anima che si proietta nella persona amata.

1994.07.24 L'adorazione della donna amata vedi incontro 19

L'apoteosi di questo ricongiungimento.

2005.01 La dipartita

Questo è un quadro che mi riporta a una grande tristezza, E' anzi il mio ultimo quadro, che ho fatto qualche anno fa, quando è morta mia moglie, da cui ero divorziato da vent'anni... Nel quadro si esprime la sua dipartita, come un'ombra che si dissolve mentre, contemporaneamente, si irraggia la grande forza, la grande luce della vita. Lo mostro oggi perché, al di là del dolore che lo ha ispirato, sento che mi dice la cosa a cui io credo di più: la grande, radiosa, solare centralità dello spirito. E vedo nell'ombra della mia compagna scomparsa anche la mia propria ombra, Come vorrei che anch'essa svanisse, non solo nella morte che tutti ci attende, ma in una vita intesa come un processo di purificazione. Questa è la mia confessione.


LA CITTA NASCENTE

(Il progetto è pubblicato nel libro "La Città Nascente", Edizioni Dedalo 1985 e nel nostro sito Internet)

Dopo la presentazione dei quadri, passiamo per una volta a un po' di architettura. Vi presento in poche parole il progetto della "Città Nascente" per un nuovo centro di Firenze, che vi racconterò solo nelle grandi linee con qualche immagine, perché in esso è centrale il concetto di nascita.
Prima di tutto di dove viene questa nascita? L'anima di Firenze è molto, molto antica. In questa immagine si vede da una parte una scultura etrusca, l'Apollo di Veio, e dall'altra il San Giovanni di Leonardo che proprio in questi giorni è esposto a Milano. E' la stessa virtualità in forme e tempi diversi. Come c'è un'anima in noi, così c'è un'anima anche in una città, in un popolo, che, di generazione in generazione, e addirittura di civiltà in civiltà, giunge fino a noi..


Ai tempi degli Etruschi, ecco com'era il mondo: c'era l'aspetto civile, urbano, di cui ci parla la statua dell'arringatore e c'era l'aspetto della campagna, come viene evocato dall'immagine di questi buoi e del contadino che li porta ad arare i campi. Quest'ultima scena mi fa però pensare a qualcosa di molto più importante, cioè la fondazione della città. Io mi sono molto occupato di urbanistica, non nel senso giuridico, professionale, amministrativo che si intende con questa parola ma nel senso di lavorare a una vera e propria "rifondazione" della città, che è stato poi l'argomento principale del nostro primo Seminario: "Il Lavoro Spirituale". La città va veramente rifondata, richiede un nuovo assetto non solo fisico ma sociale, non solo sociale ma filosofico, non solo filosofico ma profondamente umano, profondamente metafisico, religioso.
Una volta le città venivano infatti fondate con un intento religioso oltre che politico e amministrativo, ed è questo che in qualche modo io penso che vada fatto anche oggi, come un antidoto al caos del mondo e della città. L'Arca del Duomo di cui abbiamo tanto parlato è proprio un piccolo gesto fondativo, permeato da un senso religioso.


Ecco com'era la città ai tempi di Dante. Notavo proprio ieri in questa immagine come, in cima al monte del Purgatorio, ci sono Adamo ed Eva, e mi dicevo che, in fondo, tutta la storia che abbiamo raccontato sul maschile e il femminile, sulla loro divisione e sul finale ricongiungimento nell'unità divina, non è molto lontana dal senso del poema.
Questa è invece Firenze ai tempi di Roma. La vera città etrusca era Fiesole ma, quando Fiesole fu vinta, i Romani fondarono Firenze che divenne poi la vera culla della nuova Etruria, che risorse in seguito col Rinascimento, in una nuova e straordinaria fioritura dell'antico ceppo. Com'era questa città? Senza addentarmi in documenti tecnici, vedete qui una pianta del centro di Firenze, con il corso dell'Arno e, in sovrapposizione, il tracciato dell'antica Florentia. Quelli che vedete in scuro sono i tratti di strada che sono stati effettivamente ritrovati, oltre ai frammenti del tempio capitolino, delle terme, di varie cose qua e là nella città, e di tracce delle sue porte.



Ecco il centro attuale: è indicato in nero quello che è stato ricostruito dopo le distruzioni dell'ultima guerra, e in grigio quello che era stato invece fatto a cavallo fra ottocento e novecento, qualche decennio dopo che Firenze era diventata capitale provvisoria d'Italia. Si pensò allora di buttare giù il vecchio centro, tanto brutto e povero da essere chiamato il ghetto, e di costruire in suo luogo i brutti palazzoni che ci sono ancora adesso. L'impianto delle strade è però rimasto quello dell'antica città romana, come pure la piazza attuale, prima intitolata al Re e poi alla Repubblica, che era nella vecchia città la piazza del mercato popolare e una volta il Fòro della città etrusco-romana.


La piazza in una foto del secolo scorso. Oggi è tale e quale salvo che è stato tolto il monumento al Re, come io mi auguro si faccia anche per quello della Piazza del Duomo di Milano.
Immaginiamo quindi di creare un vuoto in questa città. Prescindete per favore da considerazioni pratiche o economiche, tipo "come si fa a pensare di buttar giù tutti questi palazzi?"...beh, cent'anni fa si buttò giù tutto quello che c'era al loro posto!...i palazzi sono come le macchine, sono investimenti finanziari, hanno un certo periodo di vita e poi si può fare un investimento migliore demolendoli e facendo così spazio a qualcosa di più utile. Mettendo da parte queste considerazioni, a me interessa soprattutto il concetto di creare il vuoto, che poi esploreremo nel prossimo incontro. Perché, senza un vuoto, che è come un grembo materno, non si può nascere, una nascita può formarsi solo in qualcosa che sia come un grembo. Questo luogo è proprio il grembo di Firenze, da cui la città è nata in antico. Come in una magica identità con un suo particolare destino, essa non è poi nata una volta sola, ma è rinata con il "Rinascimento" che ha preso inizio a Firenze, e può rinascere domani con la "Città Nascente".Io le attribuisco, quasi in un modo propiziatorio, il senso di una fioritura ricorrente, di una reincarnazione, di cui ho lungamente esplorato il significato nel libro che ho scritto sul progetto. (a)

Questi assi sono gli assi della fondazione originaria della città. Sono anche gli assi con cui le città venivano riferite in modo rituale al cielo e sono quindi orientati secondo i quattro punti cardinali. L'aruspice incedeva in un senso, poi nell'altro, e nell'incrocio - questo è un fatto molto importante, spero che dopo ne parleremo - scavava una fossa e depositava in essa delle offerte alle potenze degli inferi. Ora, tutto il discorso sull'ombra che abbiamo fatto - ci ha occupato moltissimo cominciando dalla caverna oscura - lo si ritrova anche qui. Cioè, come un essere umano nel suo cammino di individuazione, deve conoscere la propria ombra per poi scoprire in sé la luce, così anche un pensiero fondante sulla città, un pensiero urbanistico, sociale, filosofico, deve riconoscere questo punto profondo di collegamento con la terra, come con noi stessi e con il nostro passato. Qui si fonda una città proprio prendendo coscienza della sua ombra, del suo punto di contatto con gli inferi, e quello che abbiamo visto nel mito di Proserpina ha un collegamento segreto e profondo con questo ordine di pensieri.

Ecco, da questo incrocio immaginiamo di veder partire una spirale. E' un impulso che mi ha condotto a fare il progetto proprio sulla base del suo tracciato e soprattutto del suo significato. Essa nasce nel punto dell'incrocio e si allarga poi sempre di più, espandendosi virtualmente in tutto l'universo. Oppure, da tutto l'universo si riavvolge e giunge di nuovo a questo punto. Abbiamo scavato la fossa che ci mette in contatto con gli inferi ma che è anche il punto di collegamento con il cielo. Passa da essa l'asse verticale della nostra evoluzione.


Avete visto l'angelo dell'Annunciazione di Leonardo che in qualche modo si avvicina al centro sacrale e lo benedice. Gli antichi assi del cardo e del decumano sono come le due braccia di una croce, ed è dal centro di questa croce che si irradia la spirale. In uno dei nostri incontri sono stati menzionati i frattali, che fra l'altro io non conoscevo, ma mi accorgo adesso che sono proprio alla base del progetto del Fiore: ne vedete la piccola forma ottagonale che poi troverete ripetuta innumerevoli volte in un organismo sempre crescente, che, come abbiamo visto prima, è costruito con la spirale. Si vedono appunto i vari quadrati in progressione. Su un piano funzionale, il progetto prevede una serie di auditori coperti da una piazza sopraelevata ma, su un piano più essenziale, può essere letto anche come un irraggiamento, proprio l'irraggiamento della croce.


Ecco l'antico Fòro ritrovato, a un livello più basso di tre, quattro metri rispetto alla città attuale. Il cardo e il decumano sono interpretati come dei camminamenti con cui gli studenti, a cui è dedicato tutto il progetto, giungono nel centro della piazza, che ha una leggera concavità, come la piazza del Campo di Siena. Potete immaginarli nelle sere d'estate a suonare la chitarra e riunirsi in piccoli gruppi qua e là sulle gradinate della piazza. La sua forma, generata dalla spirale, l'associo anche a quella di un fiore, e chiamo quindi questo edificio "Il Fiore". E' una fioritura che ha un rapporto, ho avuto occasione di dirlo altre volte, con il Cupolone, che è una specie di bocciolo chiuso e rovesciato, mentre invece nel progetto del Fiore esso viene finalmente aperto, come mi auguro che vengano aperti la mente e il cuore degli uomini. E' un'idea, una speranza fondamentale per il mondo. Quante cose si sono faticosamente evolute nella sua storia, per giungere oggi o domani, finalmente, a un'apertura, a una fioritura. E' quello che ho cercato di fare anche con l'Arca del Duomo, che è una piramide non più chiusa, come lo erano una volta le piramidi, ma aperta appunto come un fiore, come la speranza di una nuova nascita...


Nel resto del progetto, se vi fa piacere fare un giretto, questo è appunto l'antico Fòro, questo è quello che rimane del tempio capitolino, praticamente solo la base, questi sono vari edifici, tutti progettati salvo, ovviamente, Santa Maria del fiore, il Battistero, Palazzo Strozzi e Orsanmichele. Il progetto richiederebbe molto tempo per essere illustrato ma lo evoco qui solamente per il suo valore, diciamo, di "realizzazione". Ma come dobbiamo intendere tale realizzazione? L'abbiamo intuita come una nascita interiore, inserita nel grande ciclo cosmico, l'abbiamo vista nel rapporto con la morte e con la rinascita: ma tutto questo non è solo un impulso mistico personale, deve essere letto e vissuto anche in impegni molto reali, molto concreti. Questo progetto sarebbe bellissimo, del tutto fattibile e di enorme vantaggio per la città, sia culturalmente che economicamente, però è ovvio che la classe dirigente che abbiamo, politica ma anche culturale, non è assolutamente alla sua altezza. Parlo quindi di una realizzazione interiore ma non purtroppo di quella che dovrebbe rifletterla e concretarla anche nel mondo esteriore.


Qui si vede il Fiore dall'alto: non è solo un concetto astratto ma è molto integrato alla vita della città. Oltre al Fòro su cui il Fiore si affaccia, si vede le "Spianata", un grande spazio ottenuto con l'unione di due strade, la Via Calzaioli e la Via Roma, corrispondente all'antico Cardo. Esso è limitato da un allineamento di antiche facciate, da Orsanmichele e dal "Villaggio", un insieme di case e di torri che farebbe da filtro fra il nuovo spazio e la Piazza del Duomo, anch'essa profondamente rinnovata dal progetto.


Alcune vedute della piazza attuale, quella che era un tempo l'antico Fòro e successivamente il vecchio mercato. Il progetto ne apre completamente la visuale, facendo vedere molti monumenti che oggi sono nascosti dall'ingombro di questi palazzi. .L'edificio del Fiore appare come un'arca, seguendo un impulso che ho espresso in molti altri progetti. Un'arca di salvezza, un'arca in cui i tesori della nostra città, della nostra umanità vengono idealmente posti e preservati dalla rovina che possiamo purtroppo temere.
In primo piano l'antico Fòro, che è circa tre metri e mezzo sotto il livello della città attuale. Ne potrà essere recuperata qualche pietra, mentre il resto riceverebbe una nuova e splendida pavimentazione marmorea.


Un altro aspetto della piazza è quello che è oggi caratterizzato dal grande e tronfio arco con, in fondo, quel poco di Palazzo Strozzi che a malapena emerge e che nel progetto invece sarebbe pienamente visibile. Nel disegno si vede anche lo scenario di un tempio, con cui si rievoca l'antico tempio di età Augustea della Firenze romana. Una cosa meravigliosa che vorrei menzionare è che si è ritrovata l'ara del tempio. Voi sapete che i riti pagani non si svolgevano all'interno del tempio, come nelle nostre chiese, ma davanti ad esso. Il sacerdote si rivolgeva alla gente e nello stesso tempo guardava ad oriente, cioè al sole nascente. L'antica ara, su cui venivano fatti i sacrifici, è qui davanti a noi. La cosa che mi ha molto commosso è che l'ara è ottagonale, l'archetipo degli ottagoni che vedete ripetuti in tutta l'architettura fiorentina. E' ottagonale il Battistero, è ottagonale il Cupolone, sono infiniti i casi in cui questo si ripete. E anche l'edificio che vi ho fatto vedere prima, il Fiore, è pensato appunto come una serie di ottagoni che si inseguono uno con l'altro.


Il progetto interesserebbe gli isolati che sono indicati in marrone nella foto aerea. Sono dei palazzoni dell'otto-novecento, veramente privi di interesse, salvo qualche frammento incorporato, che abbiamo però proposto di recuperare in un'altra sistemazione.
Potete paragonare la foto con la veduta aerea del modello. L'Arno è ancora al suo posto...anche se, sotto il suo letto, il progetto prevede la realizzazione di una autostrada e di una linea della metropolitana, ambedue destinate a collegare una grande opera sotterranea, comprendente le stazioni del metro, degli autobus, dei taxi e i relativi parcheggi. La Città Nascente è infatti un meraviglioso sogno che sa però anche integrare delle realtà operative e tecnologiche. Esso si proietta poi nell'idea di una metropoli estesa all'intera regione, in cui la Firenze attuale e rinnovata costituirebbe un polo storico e culturale, da dedicare in particolare all'università Nella filosofia della Città Nascente, il cui centro sarebbe un campus universitario aperto ai giovani di tutto il mondo, Firenze diventerebbe veramente una delle capitali mondiali della cultura e non sollo una città d'arte invasa dai turisti.

Il concetto di nascita e quello di spirale sono quindi apparsi come intimamente uniti, e la loro unione si è anche rivelata molto feconda per far appunto nascere in noi l'idea di una nuova realtà, che ha la sua radice in un passato tanto profondo e oscuro da poterlo associare al nostro inconscio, e il suo sviluppo in una nuova coscienza, sia sul piano dell'arte e della città che su quello di una spiritualità riconquistata...



LA PIRAMIDE DEL PALATINO

(Il progetto è pubblicato sulla brochure "La Piramide del Palatino" e sul nostro sito Internet)

Lo stesso concetto ve lo faccio leggere in un altro mio progetto - e poi avremo terminato - ed è quello per Roma. Non so se ricordate di aver visto il Palatino dalla Via dei Fori Imperiali, come si vede in questa foto.


Questa è invece l'immagine di Roma come era ai tempi dell'Impero. Vedete in primo piano il Circo Massimo e i palazzi degli imperatori che sorgevano sulla sommità del Palatino.


Ecco cosa ne rimane oggi: un enorme campo di rovine e qualche rudere.
La pianta delle rovine e l'incrocio degli assi della fondazione di Roma...


Gli studi che ho fatto - io vado sempre alla ricerca dell'inizio delle città, del loro momento nascente - mi hanno portato a cercare le tracce della Roma primitiva in un sito che è stato largamente alterato nei secoli e che ha preso infine la forma dei palazzi imperiali. La Roma di Romolo è viva nella leggenda di una sua mitica fondazione, ma la storia ne ha ripetuto il rito e il significato in tutte le fondazioni delle città antiche, come ho evocato con l'immagine dell'aratro che traccia il solco delle mura e con il tracciato degli assi che si incrociano nel centro sacro. E' quanto abbiamo visto nell'evocazione dell'antica Florentia e che scopriamo anche nel nostro animo, perché dobbiamo orientarci in rapporto al cielo, e il centro di questo orientamento, la vera fossa votiva, è il nostro essere, è il nostro cuore.
Questo studio mi ha portato a concludere che il centro della Roma primitiva e il centro dei palazzi imperiali, integrati in un unico insieme dall'architetto Rabirio, coincidono, anche se il loro orientamento è difforme da quello rituale di cui abbiamo parlato. E' comunque in questo centro che dobbiamo lavorare, se vogliamo veder nascere da esso una nuova forma. Ma in che modo? L'idea della piramide rovesciata è nata da qui. Come rivivere con un'opera contemporanea l'antica fondazione e anche il suo sviluppo storico nell'impero Romano, questa grande realtà di cui tutti siamo figli, senza però toccare il terreno archeologico? Pensando a una costruzione che si appoggi sul terreno solamente con il suo vertice come, appunto, una piramide rovesciata.

 


Il rovesciamento è d'altra parte sempre stato per me un impulso fondamentale: è lo stesso del Cupolone del progetto per Firenze o di quello per la Defense a Parigi, o infine dell'Arca del Duomo di Milano. Io ho continuamente proposto il rovesciamento, non certo in un intento anarchico o in quello di voler rovesciare le cose per partito preso, ma perché, se vogliamo seguire dei valori nuovi, creativi, portatori di nascita, non potremo che vedere i vecchi valori come qualcosa che ne è la negazione e che va quindi rovesciato per ristabilire la verità.
Tutto quello che si apre è il contrario di quello che si chiude, sembra lapalissiano, ma bisogna insistere: quello che si apre è la nascita e quello che si chiude è la morte. Quindi questa forma di piramide rovesciata è in consonanza con la nascita, parte da un punto e si espande, mentre la morte - non per nulla le piramidi erano delle tombe - parte da una base e giunge al vertice di una totale chiusura.
Quindi questo edificio che vedete evidenziato in marroncino è una piramide rovesciata, non ha sul terreno l'ingombro che si legge nella pianta e che è semmai solo quello di un volume nello spazio. Oltre al minimo punto di appoggio del vertice della piramide, occorrono però dei setti strutturali di controventamento, di cui uno sorgerebbe in una zona senza alcun interesse archeologico e l'altro coinciderebbe con la diagonale del grande complesso dei palazzi imperiali. Poiché esso è quadrato, il rivestimento del setto diagonale con degli specchi ricreerebbe visualmente il quadrato, i suoi spazi, i suoi portici, in una magica evocazione dei palazzi. Si pensa di ricostruire alcune parti degli antichi edifici che, per effetto speculare, si rifletterebbero, generando una specie di palazzo o di città virtuale.


Ecco il patio della residenza dell'imperatore e la sua ricostruzione. Questo è invece lo stadio privato dell'imperatore e la sua ricostruzione.
Qui si vede il rapporto intrigante fra le parti che io proporrei di ricostruire e il loro riflesso virtuale, creando questa fantasmagoria di città tecnologica ma nello stesso tempo radicata in un remoto passato. Dove appoggia il vertice della piramide, immaginate un bacino che produce anch'esso un effetto speculare. Leggereste così un'enorme clessidra, simbolo del tempo, della storia, e anche del divino e del suo riflesso nell'umano e viceversa.

 


Le piante dell'edificio sono come dei mandala, ma sono anche studiate con grande attenzione a tutti i problemi, di organizzazione, strutture, impianti, misure di sicurezza che si associano a un edificio di queste dimensioni.


Un altro aspetto del progetto è che la Piramide, a un certo momento, sembra modificarsi e sposarsi a un'altra idea, che è quella della vela. In tutti miei progetti, c'è la vela, o la barca a cui essa si associa, o infine l'arca, forme che si trasmutano una nell'altra per esprimere un nocciolo archetipico. Una grande vela di marmo bianco si lega al setto diagonale, di cui abbiamo parlato prima, come a una chiglia e questa si volge all'oriente, un'indicazione inequivocabile della sacralità di questo edificio. Vi sorprenderà sapere che, in tutti i miei progetti, qualunque ne sia l'orientamento imposto dal loro contesto, nasce a un certo momento un movimento interiore che punta al vero orientamento, quello verso il sole nascente ad oriente. Forse che in tal modo la piramide recupera il sacro orientamento della fondazione di Roma, smarrito poi durante i secoli?


Qui si vede la nuova Piramide fra le rovine dei palazzi imperiali, una parte dei quali è ricostruita e visibile sotto la grande vela.

Qui è la vista del Palatino, così è come io lo rovinerei con il nuovo edificio....C'è stato però prima qualcun altro che l'ha rovinato....non c'erano forse prima dei palazzi meravigliosi, che sono stati rasi al suolo? Dalla via dei Fori Imperiali o dal parco sul Palatino si vedrebbe questo edificio fantasmagorico, con la grande vela in marmo bianco e la chiglia che si dirige verso l'oriente, ritrovando una sacralità nuova e insieme perenne, in mezzo a una città e a un mondo che l'hanno perduta.


 


Fra i tanti disegni di studio, c'è questo, che esprime ancora una volta, come nel progetto di Firenze, l'irraggiamento della croce. La croce è qualcosa di fondamentale, e non solo in un senso cristiano, poiché abbiamo visto che i fondatori di città la tracciavano già, molto prima del cristianesimo. Essa ha un valore archetipico iscritto nel nostro animo, quando prendiamo coscienza del nostro orientamento nel mondo e del comandamento di ricongiungerne gli opposti, come la nascita e il calare del sole, la vita e la morte, sia nella dimensione orizzontale della nostra vita, sia fra questa e la dimensione verticale, in cui vanno congiunti la terra e il cielo, la materia e lo spirito.
Tutti questi progetti giungono quindi a questo nucleo sacro, che è la croce, e cercano di esprimerne l'irraggiamento come quello di un sole. E' un concetto parente di quello dell'arrendersi a Dio, come Gesù ha fatto proprio sulla croce. Quando ci avviciniamo al centro, nel centro troviamo proprio questo: la vocazione divina dell'uomo, la sua sacralità. Ecco, questo è il mio discorsino, a questo punto la cosa più bella sarà parlarne con voi, cosa vi ha più colpito di queste sequenze di idee, di quadri, di progetti?