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C.1.2.24


Indice ARTE E PSICHE
Presentazione dei Quadri

1997.08.06 L'albero

Quando io parlo di uomo o di donna, in generale, non intendo mai qualcosa di separato dalle altre creature, cominciando dai nostri fratelli animali e dagli alberi. Lo si vede anche in questo quadro, che sembra staccarsi da ogni separazione e dal doloroso rapporto fra unione e divisione che viviamo, per sognare invece un'unità. E' l'unità trascendente con Dio di cui abbiamo parlato? Qui si vede piuttosto un'unità con la terra. L'albero è rappresentato come una persona, ha una persona in sé. Da una parte, sappiamo che l'albero può essere assunto come metafora di molti e fondamentali aspetti della vita. In un mio vecchio libro sulla città,(La Città a Immagine e Somiglianza dell'Uomo, vedi Incontro n.3 del Seminario "Il Lavoro Spirituale") lo cominciavo proprio parlando dell'albero - una città radio-centrica come Milano fa molto pensare al tronco di un albero, con le sue circolari e radiali - ma poi, seguendo un'intuizione più rofonda, presentavo l'affresco di Giotto in cui San Francesco parla agli uccelli, che sono appunto posati su un albero o sono appena scesi ai suoi piedi. Questo parlare alla natura, tanto alle piante quanto agli animali e perfino, direi, ai sassi, diventa un sentirsi tutt'uno con tutto. In questo senso un albero è proprio come noi, è una persona. Ricordate che Buddha disse, parlando

dell'albero, appoggiato al quale aveva trascorso la notte in cui consegui l'illuminazione: "quest'albero diverrà un giorno un buddha!" Tutti noi diventeremo un giorno un buddha, e non solo noi uomini ma anche tutte le creature. Come dicevo prima, non sono poi solo le piante e gli animali che possiamo associare a questo bellissimo destino. Tempo fa, su una spiaggia, ne guardavo i sassolini. Erano di diverse forme e colori, ognuno con una sua caratteristica, una striatura particolare, una dimensione, il segno di una rottura. E mi è venuto da pensare che questi sassolini erano proprio come noi uomini. Risultavano da una frammentazione, e noi uomini non siamo forse il risultato di una frammentazione, di una divisione del tutto? Portavano ognuno qualche segno particolare lasciato dalla lunga storia che ha portato il frammento di una qualche esplosione o caduta ad essere così com'è adesso, piccolo o grande, nero o grigio, levigato o appena sbozzato, e noi uomini non siamo forse la stessa cosa? Il nostro corpo, la nostra personalità non vengono forse da innumerevoli vicissitudini passate, lungo tutto il corso dell'evoluzione che ci ha preceduti e portati a questa forma e a questa vita?



1997.08.11 Sacre natiche

Questo quadro mi colpisce per la sua dualità. La dualità è la base dei ragionamenti che facciamo. Io credo profondamente all'unità, al divino, ma la dualità è la realtà in cui dobbiamo faticosamente muoverci nel nostro cammino verso il divino. E' molto strano che essa sia espressa così, su due natiche. Come accade nei sogni, in cui si associano spesso dei pensieri a delle forme, a degli oggetti, scelti non si sa perché, così mi domando quale può essere l'origine di questa immagine. Mi fa pensare anche a quello che abbiamo appena detto sui sassolini, che portano spesso impresso un qualche segno, come fosse quello di una nostra individualità. Le due natiche sono diverse ed esprimono quindi anche una dualità: l'una è rosea, carnale, l'altra azzurra con il segno di una spirale che indica un'evoluzione e un'energia che sale poi lungo il resto del corpo. Non per nulla essa coincide con la zona del primo chakra, da cui appunto l'energia sale lungo il corpo.

1999.09.03 Effigie

In quest'altro quadro, di molto posteriore, ma che associo al primo, sulla natica è impressa un'effigie. Qui non c'è dualità ma solo un'effigie individuale. Tutta la figura vuole emergere dall'oscurità e guardare a una luce, per quanto fioca, ma ha in sé un forte nucleo di dolore, legato appunto non a un impulso spirituale, ma a una presenza e a una sofferenza umana. Anche in questo caso, la posizione dell'effigie è significativa.

1997.09.02 I due vortici

Qui la divisione è espressa con due vortici, l'uno rosso che è evidentemente fisico, carnale, emotivo, e l'altro bianco, che esprime invece un impulso spirituale e luminoso. Esso sempre discendere dal cielo mentre invece l'altro viene dal basso e dall'oscurità. La figura dell'uomo, che è anch'essa nell'oscurità, costituisce quasi un ponte fra i due. Il compito dell'uomo è in effetti di portare la materia allo spirito, di trasformare l'una nell'altro, non solo nelle opere ma attraverso se stesso.

1997.09.07 Divisione

Qui la divisione è espressa in modo netto: fra uomo e donna, maschile e femminile, come pure fra materiale o emotivo e spirituale. L'impulso spirituale è collegato al cielo con una spirale di divina creatività, mentre quello materiale è legato al dolore e quasi al fuoco di un inferno, per quanto rosato. un fuoco che, in sé, ha una tendenza a trasformarsi in aurora. Le due figure sono poi legate in una sola forma che sembra un fallo, con tanto di testicoli, che si leggono invece come dei seni se li associamo alla figura femminile. In questo tipo di percezione inconscia, come accade in questa pittura, tutto si trasforma in tutto ed è tutto. Quanto al fallo, lasciando da parte tanto la pornografia quanto l'ipocrisia dei nostri atteggiamenti, come negarne la verità sacrale, generatrice di forza e di vita, come è stato d'altra parte sempre riconosciuto nelle antiche tradizioni religiose?

1998.01.25 Anima

E' un momento di poesia, di tristezza, di meditazione. Come in tanti quadri, quest'anima, nel mezzo dell'oscurità del mondo, vive nel suo mondo interiore e trova in se stessa questa luce ,come se in noi stesse sempre nascendo un' aurora. Alcuni si aspetterebbero che ad essa seguisse un pieno giorno, ma non è così... La bellezza di questa luce nell'oscurità è di essere un perenne momento nascente.

1998.03.07 Il Sé oscuro

Ancora tristezza, unita all'immagine del Cristo sofferente, che si associa sempre nel mio animo al dolore, come ho già detto altre volte. Qui però è come se l'immagine fosse portata da un'arca, un'arca di rosea luce. Il momento della disperazione è sempre associato a quello della speranza come, secondo me, anche la morte è sempre associata a una nuova nascita.

1998.05.02 Sicula

1998.05.23 L'occhio della donna
      
In questi quadri c'è invece la collera della donna. Jung diceva che la donna ha un'anima maschile, l'animus, che genera facilmente l'animosità. Nel secondo, non c'è ormai più comunicazione, come si vede dal corpo privo di braccia e dalla mancanza di un volto. C' invece un occhio oscuro in un seno, come se la donna non vedesse più con la ragione né tanto meno col cuore, ma solo con una femminilità chiusa e ostile.

1998.10.09 Scissione

....come con un taglio netto di forbice. Mi ricorda la fiaba della bella Sirenetta di Andersen in cui la sirena, che era per metà pesce, scelse di farsi tagliare con un dolore lancinante la coda per farne due gambe e potersi così donare all'uomo amato come una vera donna. Qui invece il taglio ha purtroppo il significato opposto: dall'unità dell'amore si passa a una scissione, con un taglio che non è operato dall'amore ma dal disamore.

1994.02.13 Il giardino dell'Eden

1999.07 Non più il giardino dell'Eden


Di questo quadro abbiamo già parlato nell'ultimo incontro ma qui ve lo mostro in due successive edizioni: la prima è quella di un momento felice, tanto felice che l'uomo e la donna credono di essere Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, si vede anche il frutto proibito e non manca neppure la colomba che simboleggia lo Spirito. Fra di loro l'albero della vita che è però anche un fiume: un fiume che unisce e anche separa. Nella seconda edizione, in cui il quadro è stato ridipinto in un momento infelice, il fiume separa ancora di più e, come se questo non bastasse, si erge anche un muro per operare una separazione ancora più grande. Separazione di chi e da che cosa? Dei due amanti ma, a uno sguardo più attento, la figura maschile non sembra una persona, non ha neppure la testa, a me piace considerarlo il Sé, cioè l'essere spirituale in noi, come lo era Adamo prima di essere scacciato dal paradiso terrestre. Il paradiso era appunto nella sua unione a Dio, così come la scacciata dal Paradiso è stata la sua separazione da Dio. Il muro mostra adesso questa separazione:, l'essere spirituale in noi è ormai staccato da noi, è al di la di un muro, Dio non è più conoscibile. Anche la colomba dello Spirito è bloccata, imprigionata dal muro. Ne esce solo, come unica speranza, il braccio della figura, con l'offerta del pomo. E' il pomo della conoscenza? Mi piace pensare che non sia più associato a un peccato ma, al contrario, alla conoscenza vera - ben diversa da uno stato primitivo di beata incoscienza come pure dalla falsa conoscenza che è propria della nostra cultura - la conoscenza dell'anima, la conoscenza di Dio. Per conseguirla era probabilmente necessaria la costruzione del muro perché è nel nostro incessante e duplice sforzo, di costruirlo e di eliminarlo, il vero lavoro dell'uomo.

1995.04.29 La Sorgente

1999.11.06 La Sorgente ( la goccia )
Anche questo quadro è stato fatto in due tempi, ma mi manca una documentazione fotografica della prima edizione. Come il precedente, era il quadro di un periodo di amore, in cui la donna amata era per me come una sorgente, un lavacro di purezza e beatitudine, il ricettacolo di una grazia Dopo la perdita dell'amore, questa grazia scende in un mondo di oscurità in cui altre parvenze, la mia stessa anima in altre forme, si aggirano alla ricerca di un orientamento, come se si fossero perdute.

1997.04.24 La porta

1999.11.03 La porta
Nel momento felice, pensavo alla mia donna, vicina alla porta di un'aurora spirituale, ma anche in relazione con delle forze oscure, come se fossero i marosi di un mare in tempesta. Sta allontanando le onde, o le sta al contrario chiamando? Quando poi le onde sono giunte e l'amore si è rovesciato nel suo contrario, anche l'immagine della donna amata si è rovesciata ed è andata a finire a pezzi fra le onde. Non era poi più una donna ma una specie di simulacro, come una statua, un idolo.


1994.07.24 L'adorazione della donna amata

1999.11.01 La caduta
Il quadro, che vi ho già mostrato come immagine dell'idealizzazione che un uomo amante può fare della sua donna, mostra ancora una volta il crollo che segue, in cui l'uomo precipita letteralmente a testa in giù, precipita dal suo sogno. Che caduta! ...è stato certo un colpo tremendo! Mi meraviglia non solo di esserne sopravvissuto ma di potervi leggere con distaccata consapevolezza un evento ben più grande di cui il mio infortunio è solo una piccola metafora: tutto il destino dell'uomo non è forse nella caduta da una condizione divina? La bibbia, i miti non ci parlano forse di questo dramma? Come potremmo provare l'impulso a ricongiungerci all'unità, all'amore, a Dio se non ne avessimo in noi la conoscenza come della nostra vera e smarrita natura? L'abbiamo tragicamente perduta, ma solo per poterla riconquistare con le nostre forze. Nel quadro, l'uomo precipitato non si rialza ma nella vita si: cadere e sollevarsi sono come morire e rinascere.


1994.03.13 Benedizione

1997 Benedizione
Qui, infine, si racconta l'amore in quel modo particolare di cui abbiamo già parlato, dicendo che l'amore crea, l'uomo che ama crea la sua donna o viceversa. Il quadro prende in un certo senso alla lettera questa intuizione mostrando un uomo simile a un demiurgo, a un dio: la sua testa è avvolta in un'aureola, il suo braccio si leva dal centro di luce che egli ha in sé, per creare, benedire la testa della creatura amata, mentre l'altro braccio la tiene per mano, unendo cielo e terra...ma attenzione!, va tutto a carte quarantotto, il demiurgo e tutto il suo armamentario sono come sbalestrati, messi fuori campo. Il suo braccio non va più verso la donna ma si leva adesso al cielo, ed è bene che sia così, perché è proprio questo il senso di un amore che finisce: è l'educare l'uomo a ricercare il vero amore non più in una vicenda umana e neppure in una sua proiezione idealizzata, ma in una dimensione spirituale.


1999 Carte

A 1999.01.03 Dio mio!
B 1999.03.09 La condizione umana
C 1999.03.25 L' angelo
D 1999.03.30 Il cielo che cade
E 1999.03.31 I piedi nella fossa
Qui entriamo in altre e più terrene immagini di sofferenza: l'uomo che grida la sua disperazione, o che si sente buttato via come spazzatura, o è già con i piedi nella fossa, o si vede cadere addosso il cielo.....Un elemento costante ne è il grande sole infuocato a cui l'anima anela.

A

B

 

C

 

D

E


1999.09.03 Nostalgia

Questo quadro ripropone il velo che nasconde l'anima, con una molteplicità di significati. A fronte dell'oscurità del mondo l'anima crea un suo ambito di armonia, che la separa e protegge da questa oscurità. Ma è una separazione negativa o è oppure un'isola felice, o anche la vera realtà, come è reale un cielo azzurro e luminoso e transitorie, quindi irreali, le nubi che possono oscurarlo, ma mai del tutto e per sempre?

1999.10.27 La voce dell' anima

L'anima che parla all'uomo sofferente, come una presenza amica, femminile. E' ancora un quadro di amore, per quanto non più felice.

200.02.07 Liberazione

Infine la liberazione, dell'anima dal corpo, del mio spirito da un legame ormai morto. Il corpo rimane in un angolo e lo spirito vola. E' la fine della storia di Psiche? E' questa la sua assunzione fra gli Dei? Non ancora, ahimè, diciamo che ha spiccato il volo, ma non ha ancora raggiunto la realtà divina, il suo vero essere. Quando lo raggiungerà, non potrà più essere separata, neppure come anima liberata, ma vivrà una catarsi che esclude ogni separazione, in quanto sinonimo di divinità, quindi di unità. Nel prossimo incontro cercheremo di capire meglio il nucleo spirituale verso cui l'anima si dirige, trovando magari che non sarà la perfezione che immaginiamo ma il suo stesso dolore, la sua stessa amputazione, viste però in una luce salvifica. Pensate adesso all'anima che si invola e esce dal quadro e alla figura corporea che anch'essa è destinata a scomparire. Cosa rimane? : il vuoto, che, come mostra il centro del quadro, è la vera realtà, la prima espressione dell'essere.