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C.1.3.6

Sentimento e ragione
Integrazione nel centro di noi stessi
in dialogo con Vittorio Mazzucconi
e i suoi ospiti


Indice SENTIMENTO E RAGIONE  

Incontro n° 2 del 14 aprile 2010

Nel dibattito sono intervenuti anche: Gerardo Palmieri, Silvana Olmo, Kendall Katze, Gualtiero Mocenni, Silvia Guerriero, Paolo Scarton, Giulio Rentocchini, Piera Goldstein.

Vittorio Mazzucconi

Questo nuovo seminario, che ha preso inizio la volta scorsa, ha il titolo "Sentimento e Ragione", e direi che è un titolo molto incauto. Io l'ho adottato perché sempre, in tutte le mie opere, in tutti i miei scritti, in tutti i i miei pensieri, ho molto insistito sul rapporto fra il sentimento e la ragione, e questo in un mondo in cui una mentalità diffusa, oltre alla scienza e a un certo tipo di arte, alla tecnologia imperante e a molte discipline, va verso una direzione esclusivamente razionale. A fronte della civiltà materialistica che ne deriva e in cui viviamo, io mi riferisco da sempre a quell'altro lato della vita, che è la natura, il sentimento, il cuore, l'anima, che oggi è molto trascurato. Ci rendiamo però sempre di più conto che il sentimento deve essere di nuovo recuperato, sviluppato, per riequilibrare il mondo. Nasce e si sviluppa così un impulso a cui un sempre maggior numero di persone e di idee fortunatamente convergono, in varie forme, come la new age, l'ecologia, l'attenzione alle problematiche sociali, l'interesse alle religioni orientali ecc, ma non ancora al livello di un impegno generale, capace di trasformare la realtà in un senso spirituale. L'approccio dominante è pur sempre quello materialistico. Se qui ci fosse per esempio un filosofo, come ce ne sono stati negli altri seminari, non ci aiuterebbe certo con la struttura teorica che si è sovrapposta al senso comune ed anche all'antico intento della filosofia che riguardava l'essere in armonia con se stessi, il conoscere se stessi, la propria anima, mentre oggi si cerca invece di districarsi fra la complessità delle idee stesse della filosofia, in un esercizio auto-referente e farraginoso. Nei dibattiti fra filosofi è raro sentir parlare in modo autentico a creativo dell'uomo, mentre ognuno menziona cosa ha pensato tale o talaltro filosofo, chi Hegel, chi Kant, o chi volete, come fossero i personaggi di un qualche spettacolo di marionette, che si fanno combattere una con l'altra. Il senso di questo combattimento è tuttavia del tutto oscuro e, in un esercizio puramente concettuale, sembra dimenticato proprio il fine della filosofia, che è quello del conseguimento di un'armonia in noi stessi. Questo senza voler diminuire, per carità, il valore di tante ricerche e dello sviluppo del pensiero nella storia della filosofia, ma solo per sottolineare l'importanza di ritornare, sia pure dopo l'arricchimento che esso ha portato, a un nucleo di verità e di vita.
Questo nucleo è nell'unione di sentimento e ragione. E' come dire mettere d'accordo il cuore e la mente. Ora, accade questo: che il cammino fra il cuore e la mente è molto breve; però, volendolo percorrere, si rivela il cammino di tutta la storia, di tutta la vita, di tutto l'universo, con infinite valenze. E' a causa di tale complessità che l'impegno di dedicare alcune serate a questo tema è molto incauto, e che ci troviamo adesso in un'impresa di estrema difficoltà.
Sembra semplice di dire: ma si, c'è il sentimento da una parte, la ragione dall'altra, cerchiamo di metterli d'accordo. E, in effetti, l'accordo fra queste cose sarebbe la perfezione, l'unità dell'uomo, così come sarebbe altrettanto meravigliosa l'unità fra natura e civiltà, come lo è fra il maschile e il femminile, come lo è fra l'ombra e la luce; bastano questi accenni per vedere che sono infiniti gli aspetti della dualità che dovrebbero bilanciarsi e comporsi in un'unità. Tutto il loro insieme è poi come un grande ciclo, come lo è quello del giorno e della notte, e saremo portati a esplorare se anche il sentimento e la ragione non devono essere compresi in modo altrettanto ciclico.
Per orientarci, vi avevo presentato nell'ultimo incontro uno specchietto...chi l'ha già visto mi scuserà ma bisogna ripassare ed estendere certe osservazioni a cui esso ci aveva condotti.

Un'immagine archetipica che ci soccorre è quella dell'albero. (vedi incontro n.1, fig.2)
La prima osservazione che si può fare è che, rispetto al tronco, la parte superiore dell'albero e quella inferiore delle radici sono in qualche modo equivalenti. La parte superiore fa pensare alla ragione. Essa riceve la luce e poi ci fa pensare a un aspetto fondamentale della ragione, la divisione: ragione vuol dire divisione, fino ai limiti della frammentazione e della specializzazione. La parte inferiore è invece quella delle radici, e possiamo assimilarla al sentimento. Un'altra cosa che suggerisce questo schema è che le due parti sono completamente speculari e che il tronco è il luogo della loro unione, come se ci fosse in noi il luogo di un equilibrio fra il sentimento e la ragione.
A questo punto, dobbiamo accordarci su una certa terminologia: quando parlo del "sentimento", non parlo affatto del buon cuore, dei buoni sentimenti, parlo proprio delle forze oscure che sono radicate nell'inconscio.
Anche quest'ultima parola richiede un chiarimento, poiché si tratta di qualcosa di molto complesso: c'è l'inconscio personale, l'inconscio collettivo, c'è la natura, c'è l'oscurità della terra, tutto quello che non si conosce, ma anche tutto quello che ci nutre, e che si trasforma, attraverso la nostra vita e il nostro "tronco", in un mondo diverso, sempre più illuminato, sempre più aperto, sempre più ramificato, come la chioma dell'albero. Questo insieme non deve però mai perdere il contatto con la parte oscura perché, altrimenti, un eccesso di luce nella parte superiore senza che ci sia un corrispondente apporto di umidità dalla parte inferiore, porterebbe a un inaridimento. Penso che sia proprio quello che accade nella civiltà di oggi, in cui abbiamo une netta prevalenza della parte razionale e troppo poco si parla dell'altra. In ognuno di noi c'è poi lo stesso bisogno di un riequilibrio; al di sotto del livello della nostra esperienza, quanti di noi conoscono la nostra parte inferiore, che vuol dire non solo la nostra ombra, ma anche la nostra profonda ricchezza, mentre guardiamo solo alla parte superiore e ai frutti superficiali che essa produce ...

In un'altra immagine, si fa un paragone fra l'albero e il corpo. (vedi incontro n.1, fig.3)
La prima cosa che ci colpisce è proprio che il tronco equivale al cuore. Vi ho già accennato, ma ne parleremo in modo approfondito in un'altra occasione, ai miei progetti di città, soprattutto per Milano, in cui è apparsa molto chiaramente questa identificazione del centro della città, il centro storico, con il tronco della grande pianta della metropoli che si è poi sviluppata tutt'intorno. Questo centro storico, questo tronco, è anche il cuore della città, è il cuore delle nostre memorie, il cuore del passato.

Il tronco-cuore è quindi il nucleo centrale nel nostro modello. Guardando alla sua parte inferiore, dove ci sono le radici dell'albero, fino al seme, fino alla terra, e paragonandola al corpo umano, abbiamo visto qualcosa di analogo, con l'intestino, gli organi genitali e l'ano. Nella parte superiore, invece, corrispondente alla ramatura dell'albero, incontreremo il sistema cerebro spinale del corpo, insieme ai polmoni, alla bocca e alla testa. Si potrebbe studiare la corrispondenza di questo insieme con l'allineamento dei chakra ma, in questa sede, ci interessa particolarmente la simmetria, rispetto al tronco-centro dell'albero e del corpo, della loro parte superiore e di quella inferiore. Da questo punto di vista, come alla ramatura corrisponde la radice, così al cervello corrisponde l'intestino. E' come se il principio della ramificazione che ha generato le radici e i rami di un albero si fosse sviluppato in una forma compattata, nella scatole cranica e nel ventre, generando gli organi corrispondenti.

Il discorso poi è molto bello, molto complesso, se si passa dalla ramatura alle foglie, al fiore e al frutto. Si può tracciare un parallelo fra l'albero e il corpo, osservando che alle foglie corrispondono i polmoni, che respirano infatti per mezzo degli alveoli, come l'albero fa con le foglie, e poi attraverso la trachea si giunge alla laringe, si giunge alla bocca, e la bocca è un po' come il fiore del nostro corpo. Dal fiore al frutto, come dalla bocca a tutta la testa, che può essere vista come il frutto di tutto l'organismo, testa che è agli antipodi della zona dell'ano.
Abbiamo così schematizzato quanto già detto nell'incontro precedente, ma occorre qui sottolineare che, in questo percorso dal basso all'alto e viceversa, non è che la parte bassa debba essere disprezzata in nome di quella alta, come sembrerebbe suggerire un confronto fra la testa e l'ano. Non solo ambedue sono necessarie ma ci si può chiedere: nella pianta, cosa fa il frutto? Fa il seme e, con il seme, si ricomincia da capo. C'è una trasformazione della parte oscura in noi nella parte luminosa ma anche di questa nella parte oscura. Non si tratta quindi di un percorso fatto in una sola direzione, una volta per sempre, ma di un ciclo che continuamente si ripete. Se mi permettete una battuta, consentirete quindi anche a me di ripetere le stesse cose ...

In quest'altra immagine (vedi incontro n.1, fig.4), oltre all'albero che diventa un corpo, si parla dell'anima.
La prima cosa che si vede, sempre nella linea centrale, è che dove c'erano il tronco e il cuore, così ci sono il sentimento e la ragione uniti. Prima di giungere a questo punto di unione, di dove proveniva il sentimento?
L'avevamo visto ai livelli precedenti, derivato dalla sensazione e, ancor prima, dalla nutrizione, così come la linfa viene dalle radici. E dove andrà, al di là dell'unione? Andrà indebolendosi a beneficio della ragione che invece si rinforzerà e renderà autonoma, sviluppandosi, ramificandosi nella divisione, nel linguaggio. Nello schema, c'è una simmetria fra le due parti, del sentimento e della ragione, mentre fra di loro c'è la zona aurea del loro incontro, della loro felice fusione. E' lo stato in cui quello che diciamo, lo sentiamo profondamente, in cui l'artista - penso a una scultura greca - fa un'opera pregna di tutta la densità del mito. Il mito è un bellissimo esempio di quello che chiamo sentimento: è tutto quello che non è conscio e che corrisponde a un tesoro interiore che la ragione è chiamata a svelare, sviluppare ma mai negare o insterilire, come invece purtroppo accade ...
In questa gamma, dicevamo, al di sotto del sentimento, troveremo l'eros e l'oscurità. E' dall'oscurità che nasce la fiamma dell'eros, poi l'amore che se ne nutre e nutre, poi sensazione e sentimento, che giunge a un equilibrio con la ragione nel luogo del cuore, del tronco, e poi dopo si divide e giunge infine alla fine del suo ciclo. L'albero non può crescere al di là di una certa dimensione, l'estensione della sua ramatura rende sempre più difficile l'afflusso della linfa, l'albero muore e, nello stesso modo, muore il corpo umano. Cosa accade invece dell'anima?

Ne abbiamo parlato tanto nel seminario Arte e Psiche, seguendo la vicenda dell'amore che, all'inizio, unisce - quando uno è innamorato tutto è unito in lui, la ragione, il desiderio - ma subito dopo o molto dopo, dipende dai tempi, questa unità si divide. La ragione comincia a pensare, paragonare, distinguere, dubitare, si confrontano punti di vista diversi; più si sviluppa il linguaggio e più ci si divide, e molti amori finiscono così, proprio in questo modo.
Qui si ipotizza che, dopo questa divisione, non solo fra due persone ma nella ragione stessa, nel linguaggio, nasce una nuova e grande possibilità. Nel seminario, seguendo il percorso di tanti amori, tutti giunti in un modo o nell'altro alla loro fine, l'abbiamo identificato con quanto si narra nei miti, storie della mitologia che mostrano le varie personificazioni dell'amore, finché siamo giunti al mito di Psiche in cui si vede come un amore che sembrava estremamente infelice ritorna all'unione perduta, non però su un piano ordinario ma solo e in quanto Psiche viene assunta fra gli Dei. Cioè l'anima umana, dopo aver sperimentato in mille modi l'impulso all'unione, sia con il sesso opposto, sia in altre forme offerte dalla vita, e quando giunge alla delusione che è insita nel ricercare la felicità fra le cose terrene, si volge sempre di più a una verità interiore, alla cui luce scopre finalmente la divinità insita in noi stessi.

Il primo approccio di questo sviluppo è proprio l'intuizione, che nel nostro schema viene associata alla respirazione, ai polmoni, alle foglie. Il fatto di respirare è sinonimo di vita, più di ogni altra cosa; il suo primo movimento è l'inspirazione, ed è altrettanto importante nella vita dell'anima: non per nulla si dice di un poeta che appunto è ispirato, respira in sé non solo l'aria, ma lo spirito, il pneuma. Questa ispirazione, questa intuizione, in che modo si esprime? Si esprime con la parola, ma non è più il linguaggio che è un'arma della separazione, della divisione dell'uomo, ma è la parola come espressione dell'anima, cioè la parola del poeta, la parola del santo, la parola interiore.
Percorrendo questa strada, si perviene alla conoscenza. Abbiamo paragonato prima il frutto dell'albero alla testa del nostro corpo ma, se parliamo dell'anima, il suo vero frutto è la conoscenza. Non parlo della conoscenza scientifica, della ragione che scopre e formula delle leggi, ma della conoscenza totale, quella dell'anima, che viene appunto dall'intuizione. Nel nostro schema, noteremo che la conoscenza e l'oscurità sono complementari, simmetriche rispetto al centro. Poiché la conoscenza è sinonimo di luce, non c'è da meravigliarsi di questa corrispondenza, che ci parla sempre della stessa e meravigliosa ciclicità. Non lo vediamo forse tutti i giorni con i nostri occhi che la luce nasce dall'oscurità e l'oscurità dalla luce?

Se vogliamo andare avanti, possiamo parlare ancora, come nel precedente incontro, di un'altra possibilità di lettura del nostro modello. (vedi incontro n.1, fig.5, che qui è allegata per memoria)



fig.5 L'albero, il corpo, l'anima e lo spirito

Ne abbiamo visto i passaggi verticali dal basso all'alto e dall'alto al basso, mentre adesso se ne può fare una lettura secondo delle linee orizzontali. Sommandone gli elementi, si giunge a un risultato, che è sempre l'amore, in tutte le linee. L'amore in tante gamme, ne abbiamo parlato, ti ricordi Paolo?: l'amore più basso che è semplicemente una forza della natura che vuole emergere dalla terra come un filo d'erba che spunta, è una forma di amore, un atto di nascita; dopo, con l'eros, l'amore che vuol venire fuori come se sgorgasse, come un seme, uno sperma, come un bocciolo che sboccia; e poi si giunge all'amore che nutre e si nutre; e poi all'amore completo, umano, dove il sentimento e la ragione sono uniti, in equilibrio. Dopo abbiamo visto l'amore che si divide e, ancora dopo, l'amore che al di là delle delusioni aspira a un livello superiore, e quindi fiorisce proprio come fiorisce un fiore e si realizza in un senso mistico, dove il fine dell'uomo non è più quello dell'amore fra uomo e donna e tanto meno quello della divisione insita nello sviluppo della ragione. E' il livello successivo, lo stesso di cui parlavo a proposito di Psiche, che si riunisce a Eros, ossia all'amore stesso, al livello divino che finalmente l'anima riconosce come la sua vera natura.

Che cos'è l'amore? Ne abbiamo parlato molto nell'incontro precedente, ma stasera dovremmo allargare l'incontro ad altri argomenti. Vorrei dire solo questo: l'amore a cui penso è la forza che spinge all'unione. Noi viviamo in uno stato di disunione, di frammentazione, ma l'amore è qualcosa che riunisce. Il riunire porta all'unità, l'unità è Dio, Dio è il punto di partenza della divisione e il punto di ritorno. Dico questo nel senso di un'interpretazione della vicenda della condizione umana, del senso che possiamo dare al suo percorso, ma non vorrei riaprire la discussione che è esplosa l'altra sera fra credenti e non credenti. Lasciamo questa questione da parte e vediamo se ci sono altre cose che vi hanno colpito nei vari passaggi a cui ho accennato, in modo da cominciare un utile dibattito.

Dibattito

Gerardo P.
Questo schema è tuo o ha qualche reminiscenza filosofica....?

Vittorio M.
Assolutamente no! E' il frutto del mio lavoro, un lavoro che era partito dalla mia esperienza in cui il sentire è tutt'uno in me con il pensare: Io sento sempre tutto insieme, unito, questa è la mia natura. D'altra parte, è proprio l'assunto del seminario che il sentimento e la ragione debbano essere uniti. Tuttavia, per potervi comunicare questa unione, mi sono imbarcato malgré moi in un'impresa raziocinante al massimo, e ho quindi finito col produrre questo schema, che è articolatissimo e a cui all'inizio proprio non pensavo.

Kendall K.
Io ho due pensieri: il primo si rifà alla prima immagine, il disegno dell'albero. (vedi incontro n.1 fig.2) Quando ho visto questo, io, che lavoro nel'insegnamento, ho subito pensato al cervello, al corpo calloso che condivide entrambe le parti, la parte razionale e quella emotiva, il che è completamente in linea con questo schema. La parte dell'inconscio nel mondo in cui viviamo è molto trascurata, perché noi siamo molto fissati sul razionale. Trovo il tuo schema perfettamente in linea con questo collegamento, e poi anche quando vai avanti e descrivi la parte dell'oscurità, possiamo anche qui vedere che l'oscurità è l'inconscio. Poi si può pensare anche alla contrapposizione tra emisfero destro, parte creativa, e sinistro, parte razionale, del cervello, che sono bilanciati.

Silvana O.
Sì, l'emisfero sinistro, quello dominante, è la razionalità, l'emisfero destro è quello più intuitivo, legato all'arte ...

Gerardo P.
Scusa, prima che si vada avanti, vorrei chiedere: tu, quando hai scritto testa, intendevi cervello, quindi quello che dice lei è giusto?

Vittorio M.
In realtà la cosa è più complessa, poiché il cervello l'ho paragonato alla ramatura, come vedete è qui indicato come "sistema cerebrospinale". (vedi incontro n.1, fig.3) La natura ha creato le piante, l'albero, ovvero un modo naturale per far salire le linfe, le energie della terra ma poi, perché l'evoluzione potesse procedere, occorreva che diventasse pensante, e allora negli animali la ramatura si è per così dire compressa per entrare dentro una scatola cranica ed è diventata il cervello. Come parallelamente la parte delle radici, è diventata l'intestino ...non so, se ci fosse un medico qui presente, se sarebbe d'accordo ... ...

Silvana O.
Cervello ed intestino spesso sono associati in realtà ...

Vittorio M.
Ecco, esattamente: hanno tutti e due queste circonvoluzioni e sono molto simili, ovviamente nei limiti di un'associazione di idee. Quando poi parlo della testa è un altro discorso. A parte la funzione del cervello, la testa è in qualche modo il frutto di tutto il corpo: non contiene solo il cervello ma anche gli occhi, la bocca, le orecchie, è la sede della personalità: i nostri corpi sono tutti uguali ma i nostri volti sono tutti diversi, ognuno unico, come espressione appunto della personalità individuale. Quindi in questo senso si intuisce – perché io parlo di "intuizione", non ovviamente di osservazioni scientifiche – che la testa è il frutto del corpo, diciamo la parte più importante di noi. Essa prepara poi al passaggio seguente, quando si parla di anima, che è quello della conoscenza. Però, anche qui, come ho distinto la testa dal cervello, così distinguo la conoscenza profonda dell'anima dalla conoscenza scientifica, razionale, che è un'altra cosa: cioè il "conosci te stesso" in cui consiste la vera conoscenza umana, si riferisce alla conoscenza interiore, esoterica, profonda, e non alle conoscenze di stampo pratico, scientifico, culturale, anche estremamente elevate ma che trascurano sempre l'altro lato, ossia la radice.

Silvana O.
A me viene in mente un'altra immagine: quando Buddha raggiunge l'illuminazione, appoggiato all'albero di sughero, nella posizione del loto. Lui appunto ha la conoscenza, come dici tu, di tutto se stesso ed è esattamente allineato con l'albero. E allora qui la metafora diventa ovvia.

Vittorio M.
Esattamente, giustissimo.

Gerardo P.
Però il Buddha saggio è quello disteso, non quello appoggiato all'albero. Il "Buddha perfetto", quello di Bangkok, è dormiente.

Vittorio M.
Stai parlando di una statua, una rappresentazione, ma il senso di quello che voglio dire è più vicino a quello che dice Silvana: l'associazione dell'albero al Buddha è molto profonda. Tra l'altro, Buddha disse una cosa molto bella, non so se in quell'occasione o in un'altra: "quest'albero diventerà un giorno un Buddha" Questo è molto vero: quando si parla di minerali, animali, vegetali e uomini, si tende a pensarli in modo rigidamente separato o al massimo a collegarli in una scala evolutiva, ma io penso che sostanzialmente siamo tutti lo stesso essere nel processo di liberare "se stesso". Un processo che sembra avvenire nel tempo, "un giorno", dice Buddha, ma che è immanente nell'essenza, nell'essere insieme albero, Buddha e tutti noi.

Kendall K.
Io vorrei andare avanti riferendomi all'immagine successiva (vedi incontro n.1, fig. 5) dove, per la prima volta in vita mia, ho visto separate l'idea di anima e quella di spirito, e questo mi intriga molto, perché per me sono sempre state due parole coincidenti, e quindi apre in me una bella domanda, è una bellissima novità.

Gerardo P.
Ma sono due cose diverse!
Vittorio M.
Non sono due "cose", sono due intuizioni ...

Gerardo P.
E' la differenza tra "soul" e " feeling", che sono due cose diverse: il feeling è lo spirito, mentre tutto quello che può essere l'emozione ....

Vittorio M.
Ma feeling non è l'anima?

Gerardo P.
Ecco, vedi, abbiamo già due intuizioni diverse, ....

Vittorio M.
In realtà possiamo sbagliare tutti e due: sono due pensieri che nessuno ha mai saputo esattamente distinguere perché nessuno sa esattamente cosa sia l'anima o lo spirito. Tuttavia, è intuitivo che tra il corpo, che è la nostra esistenza materiale, terrestre, e lo spirito che è sinonimo di divinità, ci sia una situazione intermedia che è quella dell'anima anche se, ripeto, nessuno ha mai saputo esattamente cosa fosse.
Io tendo a considerarla come una sorta di corpo intermedio, o come un veicolo. Se vuoi, il corpo, per transitare allo spirito, ha bisogno dell'anima come di una navetta, che ci porta continuamente nell'aldilà, poi ci riporta nell'al di quà, poi di nuovo nell'aldilà e così via, come fosse un viaggetto fra terra e luna, fino al giorno in cui si spicca il volo e si va più lontano, per esempio verso il sole o un'altra dimensione. Ovviamente, non è che un'immagine ma in essa c'è qualcosa che ci può guidare in questa distinzione fra anima e spirito. Le facoltà dell'anima sono le facoltà del sentimento, dell'intuizione, fino alla fioritura della conoscenza. Lo spirito invece, come ho indicato nello schema, conosce essenzialmente l'amore. In esso, ho scritto fra parentesi, anzi ho "tradotto" l'amore nelle forme corrispondenti e divise della nostra esperienza psico-fisica, ma lo spirito è solo amore, è la pulsazione dell'universo, è la pulsazione dell'unità, è come un immenso respiro. Molti filosofi e poeti hanno capito che l'amore è la sostanza di tutto, anche se il concetto è molto difficile da definire.
Noi conosciamo l'amore in tante forme: amore è quello di un uomo per una donna, amore è anche il mangiare, amore è qualcuno che si sacrifica, è l'artista che fa la sua opera, è amore del prossimo o anche di se stessi ....Amore è tutto quello che dà e che anche riceve, e qui in qualche modo, ne abbiamo parlato l'altravolta, si può provare non a separare, poiché così facendo andremmo contro lo scopo di questo seminario, ma a capire come tutte queste cose - tronco che è il cuore, sentimento che porta all'amore, ramatura che porta al cervello, che porta alla ragione - trovino infine il loro ricongiungimento nell'amore. Come dicevo prima, ci sono diversi livelli di amore: c'è l'amore a livello oscuro, c'è l'amore a livello altissimo, e via via ci sono amori che corrispondono alle varie fasi e necessità, come il bisogno di esprimersi, di nutrirsi, di legarsi, anche di dividersi. Per arrivare all'unità occorre passare anche attraverso delle divisioni, come l'albero deve necessariamente dividersi in tutte la ramature, tutta la chioma, altrimenti rimarrebbe un pezzo di legno. Quindi, in tutte queste cose, assistiamo allo svolgimento attivo del logos, dello spirito se vuoi, che si manifesta nelle varie forme della vita.

Gerardo P.
Comunque è una nuova teoria filosofica. Io vedo però l'anima più come un'entità spirituale, cioè l'anima umana è un concetto universale, che non ha niente a che fare con lo spirito, che è invece l'applicazione pratica, contingente, concreta, delle emozioni, dei sentimenti. L'anima è un'entità più astratta, assolutamente spirituale, lo spirito, invece, è più concreto ...

Vittorio M.
Perdonami, ma direi proprio il contrario ...poi guarda come lo definisce anche la Chiesa, come "spirito santo", è tutt'altro livello rispetto a quello che dici..

Silvana O.
Se posso intervenire, il primo che parla di questa tripartizione è San Paolo, in una lettera, se non ricordo male, ai Corinzi, in cui menziona "il corpo, l'anima e lo spirito". Per i Greci l'anima veniva indicata con il termine "psiche", che significava però anche "farfalla".

Vittorio M.
Che bella associazione! Ad essa ne hanno seguito molte altre, per rendere per finire molto complesso quello che oggi noi intendiamo per psiche o per anima. Ne potremo parlare un'altra volta, a proposito del quadro che è dietro le mie spalle e che è il logo di questo seminario.

Silvana O.
L'anima era un po' come dire la personalità, quella che noi pensiamo che in qualche modo possa evolvere, mentre lo spirito - io ripeto quello che diceva San Paolo - è qualcosa che è divino, che ci viene donato

Vittorio M.
San Paolo diceva la cosa più giusta, poi anche la citazione dei Greci ci aiuta, ma il concetto è lo stesso, tradotto in tante forme. Anche nella storia di Psiche di cui parlavo prima, l'anima che è assunta fra gli Dei giunge al livello dello spirito. L'anima è una situazione in qualche modo intermedia fra il corpo e la divinità, è una situazione in fieri, ed infatti noi crediamo che si reincarni e proceda lungo un suo percorso evolutivo, e che questo consegua il suo scopo quando, giungendo alla sua piena realizzazione, scoprirà di essere spirito. E' un passaggio: si può pensare all'anima come a un passaggio dal corpo allo spirito, ossia dal nostro essere uomini "part-time", qui e ora, entro le limitazioni imposte dalla nostra condizione fisica e temporale, al nostro essere uomini, forse domani, nella completezza, nell'unità divina che è appunto lo spirito.

Gerardo P.
E' Caronte che ci da un passaggio ....

Vittorio M.
...no, parlo di un altro percorso; non stiamo andando all'inferno, a cui poi io non credo. Chi ha avuto pazienza di seguirmi nel seminario Arte e Psiche, ha visto tante di quelle immagini di Caronte e degli Inferi ...perché questa è la situazione dell'oscurità di cui abbiamo parlato tante volte. Però io la vedo sempre come qualcosa di ciclico: dall'oscurità rinasce la luce, e infatti anche Dante, se ci fai caso, quando è ormai sceso fino nel fondo dell'Inferno, stranamente, senza neanche rendersi conto perché, si rovescia e inizia a risalire.

Gerardo P.
Allora quando si dice "l'animo umano è tale che ...", cosa si intende?

Vittorio M.
Non capisco ma ho comunque appena detto che non lo si sa bene, si è parlato per molti anni, anzi per millenni, dell'anima, di cui secondo i tempi si sono date accezioni diverse.Gerardo P. Una volta si pensava che fosse solamente vento, "anemos" come dicevano i Greci...

Vittorio M.
.. un soffio che, appunto, "anima"i corpi. Si è poi pensato che gli animali non avessero un'anima, quando invece nella parola stessa "animali" essa è ben presente ... Non credo comunque che il concetto si possa chiarire più di quanto abbiamo fatto finora, concepiamo l'anima come un movimento , come la parte più profonda di noi stessi, un quid che abita il nostro corpo e che tende allo spirito. Sarebbe forse corroborante di parlare invece adesso del corpo, della materia... Dando però prima un'occhiata di insieme al tema del seminario, pur spaziando anche in altri argomenti, non ci allontaneremo troppo dallo schema che vi ho proposto. Io in fondo sono un architetto, e ho costruito questa struttura come un palazzo dove vi sono tante stanze ed ognuna è in comunicazione con le altre. Si può prendere l'ascensore per salire e scendere lungo le parti verticali, mentre, ai piani, ci si muove orizzontalmente.. Mi piacerebbe che voi visitaste anche altre stanze di questo mio palazzo ....per esempio, il rapporto tra i polmoni e l'intuizione, o quello tra l'intuizione e la ragione. Consideriamo la ragione come qualcosa che si costruisce e consideriamo invece l'intuizione come qualcosa che viene captata. La costruzione si farà dal basso, come un muro o come la linfa che sale in un albero, mentre l'intuizione sembrerà captare qualcosa che viene dall'alto, come la luce, non sarà il risultato di un ragionamento. Siete d'accordo?

Silvana O.
Assolutamente sì.

Vittorio M.
E questo lo vedi negli artisti, ma anche nei grandi fisici, nei filosofi, così come in ognuno di noi.

Silvana O.
Ma certo! Banalmente, credo capiti a tutti di dimenticarsi, che so, il nome di un attore o di un'attrice e dire "non ci penso, così poi mi viene in mente". Cioè tu parli d'altro, stai facendo altro, e improvvisamente pum! ti arriva l'intuizione. E' un esempio, chiaramente, ma non lontano dal famoso Eureka! di Pitagora, che non stava assolutamente pensando alla sua geometria sacra, quando gli è venuta l'intuizione mentre era nella vasca...

Vittorio M.
L'intuizione mi sembrerebbe un'altra cosa. Ritornando alla caverna di Platone, siamo nella sua oscurità e vediamo delle ombre che ci sembrano realtà, anche se sono solo delle ombre. Siamo chiusi in questa percezione del tutto erronea della realtà e non vediamo quello che c'è fuori della caverna. Allora uno può immaginare cosa ci sia fuori, o ne vede un vago riflesso, o scorge uno spiraglio, ed ecco appunto che si forma l'intuizione che esiste una realtà più grande. La religione è in gran parte frutto dell'intuizione.

Silvana O.
Io non lo vedo tanto così, Vittorio: secondo me l'intuizione può essere a vari livelli, però avviene è quando uno si interroga su qualche cosa: può esserci il desiderio di fare un'opera d'arte, o di scrivere un libro di filosofia o che, e poi improvvisamente l'intuizione ti porta a farlo, ti arriva come se non ti appartenesse ...

Vittorio M.
Sono d'accordo.

Gerardo P.
Ma quello è più intuito o ispirazione. C'è differenza tra l'intuito e l'ispirazione.

Silvana O.
Forse sì, hai ragione. Vittorio ha messo insieme ispirazione ed intuizione ...

Vittorio M.
Li ho messi insieme nello schema anche se corrispondono a diversi livelli. Ci può essere l'intuizione di fare un buon affare, però, se parlo di ispirazione, mi riferisco chiaramente a un altro livello. L'intuizione di un poeta non riguarda un affare, riguarda la visione di una realtà spirituale. Diciamo che, comunque, l'intuizione è un mezzo non razionale per captare qualcosa di non conosciuto, che può variare dal livello più basso a quello più alto. Lasciando perdere il livello più basso, che è quello del "fiuto", permettetemi di associarla alla respirazione e particolarmente al canale del respiro. L'uomo che intuisce e che anzi è ispirato, diventa in verità come un canale, attraverso il quale, come in un flauto, si esprime lo spirito.

Kendall K.
Nella discipline orientali, per esempio nello yoga, la meditazione con il respiro, quindi con i polmoni, è la linea chiave per tutto. Per questo quello che dici è molto interessante, perché è dal respiro, dal fare un'ispirazione--espirazione che arriva tutto, tutto...

Vittorio M.
Esattamente, esattamente.

Gerardo P.
E l'albero respira l'ossigeno attraverso le foglie.

Vittorio M.
Esattamente. Vedi infatti: che le foglie fanno pensare ai polmoni, e quindi all'intuizione e all'ispirazione, e che questo ancora una volta ci porta al livello spirituale, che è amore, come se esso entrasse per osmosi in tutto, proprio per mezzo del respiro. Dare-ricevere, nascere-morire: questo è il movimento dell'amore, come quello del respiro. Quindi, giustamente, lo yoga mette l'accento su questo

Kendall K.
Tutto quello che dici è in linea con lo yoga. Penso a Shakti, che è anche la dea della conoscenza, della musica, dell'arte, e al sanscrito, la lingua sacra di cui basta solo pronunciare una parola per cambiare la realtà. Quando si parla in modo puro si può veramente trasformare il mondo, così come le parole di basso livello possono peggiorarlo. Il linguaggio cura, se nasce dall'amore, l'amore che "fiorisce" come dici tu. Questo è assolutamente vero..
La cosa bella di tutti questi seminari è che essi sono in linea tanto con il cristianesimo quanto con le religioni orientali. Così, si costruisce un ponte che collega questi diversi movimenti spirituali, che nascono tutti dalla verità . Il tuo pensiero è perfettamente in linea con questo.

Vittorio M.
Sono contento che sia così.

Silvia G.
Adesso vorrei dire qualcosa sulla materialità......(clamore)... In questo discorso sull'intuizione, vorrei sottolineare come si progredisce perché, appunto attraverso l'intuizione, gli scienziati arrivano alla definizione di alcune leggi, che poi si dimostrano giuste, vero?

Vittorio M.
Sì, abbiamo detto che l'intuizione è a diversi livelli ...

Silvia G.
Ecco, appunto, ed io sto adesso parlando dell'intuizione che porta poi verso il progresso della scienza.

Gerardo P.
E' più un'invenzione ...

Silvia G.
Non è un'invenzione, perché secondo me si ha un'intuizione che esista qualche cosa e ci lavori sopra, altrimenti non si sarebbe scoperta la gravità, il movimento, o anche la "particella di Dio" di cui si sta parlando attualmente.

Gualtiero M.
A questo punto, anche l'ispirazione non ha significato.

Vittorio M.
Perché?

Gualtiero M.
Io, da scultore e pittore, sono convinto che l'ispirazione non esista. Sicuramente, quello che noi chiamiamo ispirazione, non è altro che il risultato di di una continua, giornaliera fatica, di una vita intera di esperienza. Non è quello che ci hanno fatto vedere nei film su Michelangelo o anche quando dicono che un giocatore di calcio certe volte era ispirato...Se guardiamo a questo o al ruolo di un artista, ci sono delle giornate positive e altre no, ma l'ispirazione che improvvisamente crea e un secondo dopo no, non esiste..

Vittorio M.
Ti posso rispondere? Ti può dare ragione Stravinski che diceva che l'ispirazione è quella cosa che viene mettendosi sul vasino ogni mattina andando in bagno, ci vuole ispirazione anche per quello, sono d'accordo con te nello sdrammatizzare l'ispirazione, però fino a un certo punto.

Kendall K.
capisco che sei scultore e che quindi cominci la tua opera con un rapporto con la materia, ma non è che hai una visione, che intuisce un'immagine di quello che farai?.

Gualtiero M.
Non lo so, mica dico "eureka", non mi sono mai trovato con un'opera fatta senza sapere perché l'ho fatta

Vittorio M.
Perdonatemi, vorrei rispondere a tutti e due, sono cose vere entrambe. Io credo molto alla pratica quotidiana, al lavoro, al colpo di scalpello giusto che genera la forma giusta ecc. però tutto questo è quello che viene dalla realtà, dal tuo corpo, dalla tua forza, da quello che tu sai fare ma, tornando all'albero, non c'è forse anche la luce che viene dall'alto, senza la quale l'albero non potrebbe vivere?..

Gualtiero M.
Io volevo chiederti una cosa, ma perché fai tutto questo parallelo con l'albero?

Vittorio M.
E' il senso di tutto questo discorso. Quando tu ti fondi sul tuo lavoro, sulla realtà dell'operare, è come se guardassi alla radice dell'albero, di cui sei il tronco, costruito con tutta questa energia che viene dalla tua terra, da Pola, dalla pietra che lavori. Però l'albero non vive solo di questo, vive anche di quello che gli viene dall'alto, vive della luce, dell'atmosfera, della fotosintesi clorofilliana...questa in qualche modo è un'immagine delle due forze, c'è la forza della terra e c'è la forza del cielo

Gualtiero M.
...un esempio, un uomo gli taglio le gambe, vive, gli taglio la testa muore. L'albero gli tagli i rami non muore, gli tagli il tronco, ricresce...questo parallelo fra l'uomo e l'albero non regge

Vittorio M.
I paragoni vanno sempre presi con un grano di sale, ma io trovo che un artista che rinuncia all'ispirazione è come se appunto si tagliasse la testa...(brusii di approvazione)...insomma, senti, non posso immaginare che un artista prescinda dall'ispirazione. Che cos'è l'ispirazione? Capisco che tu pensi solo ai problemi della tua arte, alla materia, a quello che tu conosci, a quello che vuoi rappresentare, ma la parte in te che agisce usando questi mezzi, lo scalpello, la matita, il pennello ecc. mette questo al servizio della parte più profonda, più vera di te, chiamiamola anima, giusto? Uno lavora per esprimere la propria anima. E oso dire che quando questa anima va al di là di uno stato di feeling personale e giunge a un livello superiore come quello che viene attinto dalla grande arte, dalla mistica, dalla metafisica, tutto questo mi fa parlare di ispirazione, al punto che un vero artista, quando ha fatto un'opera, non dirà "Io ho fatto quest'opera" ma: "quest'opera, fatta attraverso di me, è l'opera dello spirito", se è una vera opera d'arte e se è un vero artista. L'artista è stato l'esecutore, è stato lo scalpello, è stato il pennello, ma l'intento, il senso di tutto questo è spirituale

Gualtiero M.
..se vogliamo chiamarla ispirazione..., ma è il risultato di un continuo lavorare, di continue scoperte che fai giornalmente, ma tutti pensano a quello che hanno visto nei film di Michelangelo e così via, Michelangelo era un uomo che lavorava sodo e sapeva benissimo...

Vittorio M.
ma nessuno trascura questo, ti ho citato Stravinski, però non devi tu, sulla base di questa consapevolezza del lavoro materiale, negare l'altro aspetto, ci sono tutti e due, c'è la terra e c'è il cielo...

Gualtiero M.
Un'altra cosa che mi è sembrata, è che qui si sono divise le radici dal resto, la notte dal giorno come un concetto negativo, mentre solo l'altro sarebbe positivo.... Il bianco è positivo, il nero è negativo.Vittorio M. Non ho detto questo (voci di approvazione)

Gualtiero M.
E poi l'amore e l'odio sono due concetti. In generale, si pensa che l'amore sia un concetto positivo e l'odio uno negativo

Vittorio M.
Non ho proprio parlato di odio. Quando si è parlato di positivo e negativo, nessuno ha evocato l'odio. Non si è mai detto che la radice è negativa e che la ramatura dell'albero è positiva, abbiamo parlato di un ciclo, se immagini che le cose vadano dal basso all'alto o viceversa, è un ciclo. Si suol dire che dal male nasce il bene Io non credo al male in assoluto, la parola odio non l'abbiamo mai pronunciata. Se l'amore è tutto quello che unisce, certo quello che allontana dall'amore è un momento che sembra più negativo, però fa parte di un ciclo che lo porterà poi a suo turno al bene e perfino a un bene più grande. Poi non bisogna dividere: vedi, anche il rapporto fra il lavoro che viene dal basso, il lavoro onesto che ti piace tanto, lo sforzo di progredire e questa ispirazione che rifiuti è tutt'uno, non si può separare le due cose e dire "è solo ispirazione" ma neanche "è solo scalpello", no, l'arte sarà proprio la loro unione, riuscita miracolosamente in qualche momento, in altri meno; è proprio l'unione fra sentimento e ragione, intendendo per sentimento tutto quello che viene dal cuore, quindi anche dai visceri, quindi anche dalla radice, quindi anche dalle palle. E' questo sentimento che paragoniamo alle radici dell'albero, ma c'è anche l'altra parte, non solo tutto sale ma c'è un movimento di qualcosa che sale e qualcosa che scende. la vera arte è Il loro incontro....

Gualtiero M.
se un giorno faccio un quadro con una grande componente lirica, un altro giorno non ce l'ha, ma non è una questione di ispirazione, è una questione di scelte se tu sai quello che fai....

Vittorio M.
No, qualche volta tu non sai quello che fai, scusa, non parlo di te ma di una cosa generale, ma non è che questa sia una menomazione, semplicemente quello che viene dalla parte più profonda di noi non è ancora giunto a un livello di consapevolezza razionale. Tutto quello che istintivamente c'è in te, finché non giunge a tale livello, non lo sai, ma è bene che tu non lo sappia, perché se tu lo sapessi verrebbe una roba artificiale. Un artista non può mettersi a fare un quadro, dicendo "voglio fare questo o quest'altro", lo fai perché il tuo animo ti porta a questo, giusto?

Gualtiero M.
durante la lavorazione di un progetto ci possono essere degli interventi, ma non li chiamerei ispirazione

Kendall K.
Eppure molti artisti dicono che hanno scritto o composto le loro canzoni quasi sotto dettatura, ci sono poi idee che si affacciano alla tua mente come a quella di altri, idee che sono nell'aria e che vengono colte da qualcuno, appunto se ne sei ispirato...

Vittorio M.
Insomma, abbiamo un artista che nega l'ispirazione. Ne prendiamo atto, abbiamo discusso su questa opinione, ma non dobbiamo perdere di vista il senso generale di questo incontro, che verte sul rapporto fra sentimento e ragione. Lo stiamo qui vivendo anche come il rapporto fra la parte nativa, sorgiva di noi, strutturata, forte ecc. , come quella del nostro amico scultore, e una parte che le è superiore, che non è però a fuoco. Non sto parlando solo della ragione che accompagna sempre l'opera anche dell'artista più istintivo, ma dell'intuizione di un livello più elevato, che l'ispirazione può suggerire, donando all'opera un afflato di vita.

Giulio R.
Io ritengo impossibile non ricevere una vera intuizione e definirsi artista...per definizione un artista vive di qualcosa che appartiene all'intangibile, che può diventare reale attraverso...

Vittorio M.
quello che cerca di esprimere...Abbiamo tutti questa opinione salvo l'artista. Ma passiamo a un altro argomento. Tu Silvia, non volevi dirci qualcosa sulla materia?

Silvia G.
Possiamo assimilare l'intuizione alla ragione? Non è questo un seminario sulla ragione e il sentimento? Quindi, anche nell'evolversi dell'umanità da un punto di vista scientifico, materiale, è chiaro che anche uno scienziato, se non ha prima un'intuizione, un'ispirazione, non può lavorare, quindi non dicevo affatto qualcosa che la nega in nome di un principio materialistico.

Vittorio M.
In tutto il primo seminario, che si chiamava "Il Lavoro Spirituale", ho cercato di spiegare cento volte che cos'è il lavoro spirituale, dicendo sempre: attenzione, è il lavoro materiale, è proprio il lavoro pesante nella vita, nella natura, nella realtà, però con un intento che cerca di andare oltre, sia pure attraverso la materia, la conoscenza e ogni altra cosa. Lo stesso vale per l'intuizione, essa è il captare qualcosa che è davanti a te ma che la ragione da sola non vede, perché ragione e intuizione non sono proprio la stessa cosa come dici tu. Questo qualcosa può essere oggetto di intuizione sul piano economico, su quello scientifico ecc. perché fa parte del mondo e del lavoro reale, però questa stessa strada, se riesci a orientarti in un senso spirituale - e l'ispirazione è questo orientamento - ti può portare alle più alte sfere. L'intuizione ti conduce per mano dall'intuire un buon affare fino alla grandissima opera d'arte e oltre.

Silvia G.
Non guardare però solo al breve tratto della vita di un uomo, ma all'intero percorso, dai primordi fino ad arrivare ad oggi, in cui si parla addirittura della particella di Dio. (brusii) Io penso che tanto il sentimento quanto la materialità e anche la spiritualità portino alla stessa cosa.

Vittorio M.
Certamente

Paolo S.
E' la relazione fra le persone che porta a questo progresso.

Giulio R.
La relazione fra le persone e l'intuizione ne sono le chiavi. Gualtiero continua a insistere che questa intuizione non può nascere se l'artista non fa, non lavora ...

Vittorio M.
Ma insomma ... è come se tu dicessi: ma guarda, per costruire un edificio occorrono delle fondamenta, senza fondamenta non si può ecc. ecc . Lo sappiamo tutti, però tu continui a insistere che, oltre alle fondamenta, non c'è null'altro. No, esiste anche il resto, eccome, ed è solo in virtù di questo che ci interessano le fondamenta. Quando Dante fa la Divina Commedia, parte dalla realtà del suo tempo e costruisce in rima, verso dopo verso, lo stupendo edificio della sua interpretazione, ma questa segue un'ispirazione, un intento spirituale altissimo. Sulla stessa base un altro avrebbe detto delle banalità.

Giulio R.
Io parlerei anche di un altro aggettivo, che è l'emozione. L'intuizione si associa all'emozione. Se ci allarghiamo al discorso sulla relazione, intuizione e emozione sono fondamentali

Vittorio M.
Non per nulla, vedi che nel mio schema, intuizione e eros sono simmetrici. E' l'eros che porta l'emozione, la passione, il fuoco, anche se l'intuizione che colloco in uno dei gradini più alti, come la porta della conoscenza superiore, sublima questo fuoco.
(pausa)
Nessuno dice niente? E' vero che è da saggi ascoltare e non parlare, ma non bisogna neanche essere troppo saggi...

Piera G.
Penso a Kandisky, allo spirituale nell'arte, quel libro stupendo che ha scritto e che è assolutamente in linea con quello che hai detto. Lui vede proprio questa dimensione come l'alternativa a una civiltà che è tutta strutturata sul discorso della ragione e della scienza, a fronte di un'arte non più valida come valore assoluto...è molto, molto interessante questo dibattito.

Giorgio F.
Secondo me, la cosa su cui riflettere è il tentativo di trovare questo equilibrio fra sentimento e ragione. In diverse epoche si è vista la prevalenza dell'uno o dell'altra, i classicismi teoricamente hanno dato piùimportanza alla ragione, però ci sono stati esponenti che hanno cercato di riequilibrare questa tendenza.
Canova parlava della bellezza secondo ragione ma le sue sculture temperano la freddezza del neoclassicismo con una sensibilità emotiva. Altre volte, come nell'arte romantica, in cui l'accesso alla dimensione più emotiva, al sentimento, ha aperto una finestra sull'assoluto, c'è stato chi ha portato un contributo più razionale. Alla fine, in realtà, io credo che ci sia un equilibrio da trovare fra ragione e sentimento, fra spirituale e materiale. Certo, il saper vedere è anche un saper fare, è sempre connesso, anche la stessa nozione di stile - la parola stile viene da stilus, lo strumento per scrivere - ci riporta a qualcosa di materiale attraverso cui ognuno può esprimere un suo contenuto. Allo stesso modo, nella scienza, questa famosa intuizione è un saper vedere, che viene dall'esperienza pratica, ne coglie magari degli aspetti che altri non avevano saputo vedere, ma che può anche trascenderli.

Vittorio M.
Con queste osservazioni del tutto ragionevoli, chiudiamo la serata.
C'è chi chiede però quale sarà il programma dei prossimi incontri. Con tutte le riflessioni che ho fatto sul tema del seminario, avrei potuto scrivere un libro.... ma non sono riuscito a individuare un percorso preciso e suddiviso in tappe, con una scaletta temporale, perché per me tutto è compenetrato e tutto costituisce un insieme vivente, proprio come l'albero di cui abbiamo parlato. In esso non si può dire: oggi facciamo crescere un ramo, domani invece una radice o una foglia, ma è l'albero tutto intero che deve crescere, nell'insieme e in ogni sua parte. Per cui io mi aspetto che anche il nostro seminario cresca grazie ai contributi di ognuno di noi, in modo altrettanto spontaneo e vivo. Grazie.