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C.1.1.6

il Lavoro Spirituale
La Rifondazione della città

Incontro n° 1 del 25 marzo 2009
Conversazione di Vittorio Mazzucconi
Per una rifondazione della città: dal passato al futuro


Indice IL LAVORO SPIRITUALE

 

Il titolo di questa conversazione, “Per una rifondazione della città: dal passato al futuro”, è incompleto, perché manca il “presente”. E' infatti nel presente che bisogna rifondare la città.
E' sotto gli occhi di tutti la situazione di degrado, congestione, sviluppo disarmonico della città, nel caso delle grandi metropoli addirittura mostruoso, a cui si aggiungono anche i danni provocati dai tentativi di controllare e incanalare tale sviluppo. I piani regolatori hanno certamente un'utile funzione ma, in assenza di un pensiero guida su come bisogna affrontare i problemi della città, diventano strumenti astratti, amministrativi e per lo più ispirati a principi sommari e obsoleti.
Applicarsi all'esame delle città esistenti con tali principi porta ai risultati che abbiamo sotto gli occhi, per quanto riguarda lo stato delle nostre piccole città, ma ci getta in una prospettiva di totale disorientamento davanti al caos dello sviluppo delle megalopoli di oggi e del prossimo futuro.
Occorre quindi ripensare dall'inizio la città, ed è questo il primo modo in cui intendere la rifondazione di cui vogliamo parlare. Ma qual'è questo inizio? Mi ricordo che, nella prima lezione di un corso di urbanistica alla Sorbonne, un vecchio professore ci parlò della mitica fondazione di Roma, con la leggenda del numero di uccelli che Romolo o Remo videro in cielo. Insieme ad altri studenti, io mi alzai di scatto e uscii dall'aula, trovando un tale approccio ridicolo e totalmente inadeguato di fronte ai problemi drammatici e attuali della città. Eppure, oggi, non avrei la stessa opinione perché, a parte l'anedottica di questa leggenda, l'essenziale è proprio nel congiungere un atto di governo e di costruzione, come lo è la fondazione di una città, a un principio superiore. Esso può essere il frutto di una conoscenza più approfondita della città ma una vera conoscenza può essere limitata all'analisi dei fatti e a delle teorie che tentano di spiegarli? E' così assurdo riferirsi a una sacralità dell'atto fondativo della città, come facevano gli antichi? I sacerdoti si riferivano al cielo, ai punti cardinali, per determinare il tracciato degli assi della città, e nello stesso tempo guardavano alla terra in cui si scavava la fossa delle offerte votive al genius loci e si tracciavano i solchi che prefiguravano la futura cinta delle mura della città. Si consultavano anche le viscere degli animali sacrificati nel rito di fondazione ... ma si, tutto ciò sembra una favola priva di senso; eppure, se vogliamo tradurla in termini più attuali e comprensibili, essa indica il principio, anzi l'urgenza di non pensare più la città in termini amministrativi, economici, demografici e tanto meno ideologici, ma di riferirla a un ordine più alto e fecondo della sterilità di questi aspetti, cogliendo il rapporto della città con il “cielo” e con la “terra”: cielo in quanto ordine non solo intellettuale ma spirituale, terra in quanto rapporto non solo con un territorio da gestire, ma con le forze primigenie, ivi comprese le “viscere” di ciò che, dal profondo, genera la costituzione sociale e ogni altro aspetto della città e dell'uomo stesso.
Cosa è poi il cielo? Oltre che guardando al sole e alle stelle, possiamo sentirlo dentro di noi. Rifondare la città vorrà dire seguire un intento che, prima di articolarsi in pensieri ed azioni, deve fondarsi su un'esigenza di rinnovamento interiore. Sarebbe certo fuori misura dire che bisogna rifondare l'uomo, ma si può e si deve invece dire che bisogna ritrovare e onorare dei valori fondanti, alla luce di un “orientamento” interiore. Da questo punto di vista, il sacerdote che, nel momento della fondazione della città, guardava al sole nascente, l'oriente, allineando quindi su di esso l'asse principale della città, compiva un gesto simbolico, al cui significato dobbiamo richiamarci oggi e sempre. Non solo la città, ma ogni azione umana non ha senso se non è riferita al divino, cioè allo spirito che anima la vita e la trascende. Chi non riesce a sviluppare questo “senso di orientamento” brancola al buio in una realtà incomprensibile, confidando al massimo nelle spiegazioni della scienza.

Ma, quale che sia il valore delle sue scoperte, si può dire che la scienza renda l'uomo migliore o più felice? E che renda più belle e più degne di essere vissute le nostre città? Sarebbe poi quasi ridicolo credere che l'urbanistica sia una scienza. A proposito di questa e della scienza in generale, non è forse vero che le nostre antiche città, così ricche di storia, di umanità, di bellezza, erano l'opera di tempi in cui non esisteva neppure l'idea di scienza? Così come è vero che le città costruite invece nell'epoca della scienza sono così brutte e disumane! Ciò ci può perlomeno far capire che la scienza, ossia un approccio esclusivamente razionale, è lungi dall'essere idoneo al compito non dico di costruire ma anche solo di pensare la città.
Dovremmo, è ovvio, integrare i suoi aspetti tecnici e funzionali con conoscenze storiche e sociologiche, ma anche questo non è sufficiente, poiché una città è un organismo generato dal suo popolo, dalla vita vera e non dalle competenze teoriche degli urbanisti o dalle fantasie degli architetti, per non parlare delle norme amministrative e della realtà economica. Questi fattori devono essere uniti al “cuore”, che è forse una parola generica ma che vuol indicare ciò che non è solo “intelletto” Il centro storico delle nostre antiche città è per esempio il loro cuore: i suoi battiti ne hanno scandito la vita e la storia, è questo cuore che ha preso sangue e vigore dalla terra, il luogo in cui è sorta la città, dalla gente, dagli ideali politici o religiosi a cui essa si ispirava, dai sentimenti, dalle tradizioni tramandate di generazione in generazione. Ecco, tutto questo ha un'attinenza all'idea di cuore, mentre non ne ha alcuna la città contemporanea. Vi fanno forse pensare al cuore i piani regolatori, le periferie, le autostrade, il traffico, lo smog? Vi faranno pensare al massimo a un collasso cardiaco ...
Il mondo si è così deteriorato e, quel che è peggio, si avvicina sempre di più a un futuro così angoscioso, che è impossibile provi rimedio, districando l'indescrivibile groviglio in cui esso si dibatte e che ogni giorno si complica e aggrava. E' per questo che bisogna rifondare la città, ripartendo da zero, elaborando un giusto pensiero che sappia collegare e integrare la razionalità e l'altra e fondamentale realtà, che possiamo chiamare cuore, o sentimento, o semplicemente umanità. Ma potremo chiamarla anche natura, di cui l'uomo deve sentirsi parte integrante, natura anch'esso, e non distruttore e sfruttatore. Il rispetto dell'ambiente, la ricerca di fonti di energia rinnovabili, le tecniche compatibili sono certo delle tendenze positive che oggi, per fortuna, cominciano ad affermarsi, ma andrei oltre nell'elaborazione di un pensiero completo, olistico, sulla città e sull'uomo perché, appunto, non si tratta solo di adottare misure di gestione più intelligente dell'ambiente e delle risorse, ma del ruolo che bisogna riconoscere a ciò che non è solo razionale. Lo chiamerei addirittura “amore”. Amore nel pianificare la città? State sorridendo? Eppure, da cosa credete che venga la bellezza delle città antiche? Non c'era forse amore nell'opera dello scalpellino che scolpiva una colonna, o di chi si faceva un balconcino ornato e fiorito, o di chi si dedicava alla costruzione della chiesa, o anche di chi si faceva un bel palazzo? Anche questo era amore, magari solo di se stesso, della propria famiglia, degli ideali o anche delle ambizioni di una vita. Al di là poidell'aspetto contingente di queste ambizioni, ne è derivato un dono per la città, di cui godiamo tutti.
Potete vedere altrettanto amore o anche una pur minima traccia di esso nelle strade e negli edifici di oggi, nei regolamenti edilizi, nel mercato immobiliare? Mi si dirà che si ritrova amore in tante altre cose: la gente ama una bella macchina, un buon investimento, o mille consumi e piaceri di ogni tipo ...
Vedete quindi che, nel rifondare la città, bisogna dapprima rifondare l'uomo, ritrovando cioè quell'equilibrio fondamentale fra ragione e sentimento, che permette il rinnovamento e l'orientamento interiore?.
E' forse difficile definire tutto ciò in astratto, per cui vi parlerò di alcuni progetti che testimoniano di questo approccio.

La Città a Immagine e Somiglianza dell’Uomo
LA CITTA’ A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DELL’UOMO è il titolo di un mio vecchio libro, che propone la visione di una nuova metropoli, non semplicemente “a misura d'uomo” come vorremmo che fossero tante cose, ma a sua “immagine e somiglianza”, cioè con un'aderenza su un piano molto più sottile e profondo, come quella del testo biblico a cui si fa riferimento, in cui questa aderenza, questa identità, è fra l'uomo e Dio.
Ne discende una filosofia della città, di cui parleremo in un altro incontro, ma mi preme adesso accennarvi solo per mettere in evidenza il principio della rifondazione che il libro propone per la città in generale e per Milano in particolare. Esso si rifà alla nascita della città, all' incrocio di cammini campestri che era una volta Milano, per poi ripercorrerne lo sviluppo nella storia, fino al nostro tempo e al suo superamento in una visione del futuro. In questo studio, si acquisisce il senso di una precisa identità, ci si identifica anzi con essa, mettendosi così in condizione non di sovrapporre una teoria alla realtà ma di essere voce e respiro di questa realtà. Può sembrare e lo è un principio misterioso, ma serve a farci capire che la rifondazione di cui parliamo non è un ricominciare da capo con una tabula rasa, ma è un comprendere, un essere in ascolto, un identificarsi, e un riprendere tutto ciò in nuova forma grazie al nostro mutamento interiore, il nostro nuovo orientamento.

Aix-Etoile
AIX-ETOILE è il progetto di una città satellite vicino a Parigi: non un pezzo in più della banlieue ma una vera e propria città. Il suo piano urbanistico si fa interprete di una storia immaginaria: un luogo in cui la ferrovia che lo traversa con una profonda trincea sia come un fiume, una città rettangolare di fondazione romana su un lato di esso e, dall'altra parte un borgo dalla forma spontaneamente circolare, come negli antichi borghi.. Si esemplificano così due modi di fare una città chiamando l'uno classico o razionale, e l'altro organico, che corrispondono alle due fondamentali categorie della ragione e del sentimento di cui abbiamo prima parlato. Le due città sono collegate da un ponte che scavalca la trincea della ferrovia, prendendo appoggio su una piccola isola intermedia, in cui è stata trasformata la stazione. Si richiama così l'Ile de la Cité e la storia di Parigi. Chiameremo Aix il borgo al di là del fiume e Etoile la città classica. In questa leggeremo il perimetro ben definito come fosse una cinta di mura, i due assi principali, cardo e decumano, che si incrociano nella piazza centrale, come in un vero e proprio Foro circondato di portici, gli isolati con gli allineamenti delle case lungo le strade e gli spazi interni a verde.
Rispetto agli assi ortogonali della città, si evidenzia un asse obliquo, lungo il quale è progettata la chiesa. E' un principio religioso che tutte le chiese siano rivolte a Oriente, al sole nascente come simbolo del divino, e così lo fa anche la nostra chiesa, mentre il resto della città è orientato secondo la conformazione del terreno, il tracciato della ferrovie e altri vincoli. Questo esemplifica il rapporto fra la realtà in cui viviamo e l'orientamento interiore da ricercare in dialogo con essa. L'aspirazione spirituale non deve estraniarsi dalla realtà ma interagire con essa come un impulso, una diversa e essenziale orientazione. Lungo questo asse che mira all'oriente, ci sono nel progetto due edifici: oltre alla chiesa che ha la forma di una vela, c'è la casa della comunità o municipio che ha invece la forma di una barca, ricordando anzi l'arca di Noé. Ciò vuol significare che, nel nostro tempo, l'impulso spirituale è ormai una vela che non sospinge più la barca del mondo da cui è anzi strappata, mentre questa assomiglia ormai sempre di più all'arca di un imminente diluvio.
Questi accenni mettono in evidenza alcune cose: la prima è che un vasto programma immobiliare può essere concepito non come un ulteriore estensione della periferia o come un insieme commerciale ma come una vera e propria città, con una sua precisa identità. L'altra è di legare tale identità a una memoria storica, al punto di immaginarsela e ricrearla dove essa non esiste in reali vestigia del passato. Non è forse vero che la vera e feconda memoria deve essere in noi stessi e non nelle pietre del passato? La terza cosa è quindi l'importanza della immaginazione, direi anzi dell'interpretazione poetica della realtà. Le città antiche ci appaiono come opere di immaginazione, di creatività artistica, anche se sappiamo bene che esse furono costruite in rapporto a precise esigenze e funzioni, militari, economiche, politiche. Ne derivava il bello nello stesso modo in cui tutti i prodotti della natura sono belli, in quanto la loro forma è il risultato della loro funzione, ma questo bello che oggi noi possiamo leggere come una opera d'arte in sé, quando le funzioni che lo hanno prodotto si sono da tempo spente, come possiamo sperare di trovarlo nelle opere della nostra civiltà, che si è staccata da un processo naturale, per diventare astrazione, tecnologia fine a se stessa, macchina disumanizzante? Le funzioni della società e della città di oggi non producono il bello come quelle di una volta ma dei mostri, a meno che, con un'immaginazione creativa, non riusciamo a volgerle alla creazione del bello, oltre che del giusto e del vero. In un pensiero completo e armonico sulla città, l'impulso estetico sarà tutt'uno con quello etico e non subordinato a quello sociale e economico, se vogliamo compiere lo sforzo di trasformare la realtà in un senso spirituale.
Rifondare la città vuol dire anche cominciare a pensare in questo modo.

Les Halles
Anche il progetto per LES HALLES di Parigi è un progetto di rifondazione. Dopo l'infausta demolizione dei padiglioni di Baltard, si è creato un enorme spazio vuoto nell'antico cuore della città. Più che da un punto di vista urbanistico, che si limita a ricucire la ferita e a dare un senso a questo spazio, il progetto va visto come intensa presenza dell'identità di Parigi. Nasce con esso l'idea del vascello, legato a una interpretazione drammatica del nostro tempo e a un'aspirazione salvifica, che ispirerà poi molti altri miei progetti, ed è un'idea misteriosamente legata all'emblema di Parigi, anche se ne sono divenuto cosciente solo molto tempo dopo (il vascello nelle acque della Senna, l'Ile de la Cité che è come un vascello, ne hanno anche scolpita la prua a una sua estremità) L'antica chiesa di Saint'Eustache che è prospiciente lo spazio vuoto delle Halles, viene assunta come testimone e veicolo di tale identità e suggerisce di fatto le proporzioni dell'Arca, quasi essa ne fosse una misteriosa reincarnazione. Anche questo è un senso della rifondazione della città: il ritrovarne la memoria, la cifra segreta, che serve come chiave di una sua rinascita.



La Zone du Canal
Nel progetto per La ZONE DU CANAL a Nancy, è questa volta la storia della città e non la mia immaginazione a mostrarci una coppia di città, l'una razionale-rinascimentale e l'altra organico—medioevale, costruite una accanto all'altra, con la separazione di un fosso. Ci ricorda proprio la trincea della ferrovia e le due città del progetto Aix-Etoile di alcuni anni prima! In questo caso, la storia è stata più creativa dell'immaginazione, poiché il Re Stanislas realizzò nel Settecento l'unione fra le due città in una sola, costruendone il centro comune nello spazio interstiziale adiacente al fosso che prima le separava. Il destino di questa città, di una separazione fra due entità diverse, si è però riprodotto con la realizzazione del grande canale derivato dalla Meurthe che separa lo splendido centro del Re Stanislas dall'estensione successiva della città. Con il mio progetto, se ne studia quindi una nuova integrazione in cui, come era già accaduto una volta, uno spazio vuoto di separazione diventa l'opportunità di una nuova integrazione. Anche questo è un rifondare una città, il comprenderne cioè il modo di sviluppo e portarlo a forme nuove e contemporanee, ma pur sempre coerenti con l'identità originaria.

La Nuova Agora
LA NUOVA AGORA di Atene è un centro commerciale e di uffici a cui ho voluto dare l'impronta dell'Agora, di quella dell'antica città, ispirandomi in tal modo alla sua antica fondazione. Anche nei limiti di un programma immobiliare è stato possibile pensarlo come una città: oltre all'agora, essa ha un edificio memore dell'architettura classica, sia pure in forme moderne, delle tracce delle mura di protezione dall'esterno, e perfino il tempio, che guarda con devozione al suo modello: l'antico Teseion.

La Città Nascente
LA CITTA' NASCENTE è il progetto di un nuovo centro di Firenze, da edificare in luogo di quello attuale. Per quanto Firenze abbia la reputazione di una città molto bella, non bisogna infatti dimenticare che essa ha uno dei centri più brutti e privi di interesse, che fu realizzato a cavallo fra ottocento e novecento con la demolizione del centro antico. Durante gli scavi dei lavori, si trovarono però delle tracce dell'antica Florentia romana, che ci permettono di ricostruirne la pianta, anche senza che ne sia visibile alcuna parte. E' su questa base che nasce l'idea di demolire i tronfi e insulsi palazzoni del centro per ritrovare la radice della città. Per farne un vuoto archeologico nel centro di Firenze? Certamente no, ma per prenderne auspicio per una rifondazione di Firenze, con un nuovo contenuto civile. Progettando un nuovo centro, non penseremo ai consueti centri di banche, edifici amministrativi e commerci ma un campus universitario, poiché vorremmo che Firenze diventasse consapevole della sua funzione di città dell'arte, aperta ai giovani e agli studiosi di tutto il mondo, più che alle orde di turisti che la affliggono oggi. E' un pensiero che ripercorre la storia e non solo quella dell'antica città di fondazione romana e di anima etrusca, ma quella del medioevo di Dante, o del Rinascimento del Brunelleschi e di tanti altri sommi artisti, con un impulso capace di esprimerne una nuova creatività. Anche in questo caso, vediamo all'opera l'identità misteriosa che, di nascita in nascita, come in successive incarnazioni, è sempre fedele a se stessa. L'edificio del Fiore che vedete nel centro del progetto, con l'apertura dei suoi petali che forma una piazza leggermente concava, è proprio come il vicino Cupolone, simbolo di Firenze, che sembra al confronto un bocciolo chiuso. Ne apriamo i petali in un fiore finalmente sbocciato, simbolo dell'apertura dello spirito di Firenze al mondo.

La Piramide del Paladino
LA PIRAMIDE DEL PALATINO è un progetto centrato nel preciso luogo della fondazione di Roma. Esso individua il punto dell'incrocio dei due assi originari, che coincide con il centro dei palazzi imperiali. Da questo punto si slancia una piramide rovesciata, la cui forma è dettata appunto dall'esigenza di toccare solo con il suo vertice il terreno archeologico. Il progetto vuole rievocare sia la mitica fondazione della Roma quadrata di Romolo sia l'Impero che ne è seguito, ma va oltre questa celebrazione. La piramide si trasforma su due dei suoi lati in un'immensa vela di marmo bianco, e il vascello virtuale di questa vela punta con la sua chiglia verso Oriente, rivelando così la sua sacralità. E' quindi un atto di ideale rifondazione di Roma, di una nuova Roma che segua a quella pagana e a quella cristiana, e soprattutto alla Roma di oggi, che è nello stesso tempo ingessata nella conservazione e nella politica, e alla deriva di una incontinente e fasulla modernità.

L'Arca del Duomo
Veniamo infine all'ARCA DEL DUOMO, che propone il rinnovamento della piazza del duomo di Milano, e lo fa sia recuperando la memoria della città sia lanciando un'idea di forte contemporaneità. Il progetto conclude il cammino di un lungo studio su Milano, iniziato negli anni '60 con il mio libro La Città a Immagine e Somiglianza dell'Uomo, a cui vi ho già accennato e di cui ci occuperemo nell'incontro dell'8 aprile, vedendo insieme come si possa veramente rifondare Milano. Dobbiamo farne la Metropoli Ambrosiana estesa dal Ticino all'Adda, consapevole delle sue memorie, aperta a un'espansione in tutte le sue attività e nella sua cultura, una città che viva, che funzioni e che sia bella, come è bello un volto che sa esprimere l'anima. Il cammino che va dal passato al futuro passa però per il presente, per l'hic et nunc. E' per questo che ci poniamo al centro della nuova metropoli con l'ARCA, un progetto che si fonda su valori perenni ma che coglie l'appuntamento con la realtà di oggi, anche in vista dell'Expo, che ne può permettere la realizzazione. Sarà un simbolo di rinascita per tutta la città e per ognuno di noi, poiché non si può dare vero rinnovamento senza operarlo nello stesso tempo in noi stessi. E' quindi questa la rifondazione della città interiore e, a sua immagine, della città in cui viviamo e del mondo.

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il dibattito può proseguire on line scrivendoci: arcadelduomo@gmail.com