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C.1.2.34


Indice ARTE E PSICHE

 

Dibattito - Incontro n° 23

Silvana O.
Vittorio, io volevo commentare un attimo questa immagine, che trovo bellissima, anche se mi piace ancora di più quella che hai fatto vedere prima…proprio perché si vede la luce che parte dal basso, però sembra che venga dall’alto, che scenda… E volevo commentarla perché normalmente la piramide, come simbolo, fa pensare all’uomo che si eleva verso Dio…mentre qui è al contrario, è proprio un’inseminazione dal cielo verso la terra. Simbolicamente, io questo seme di cui tu parli, lo vedo più non come un seme dell’uomo, e quindi un portare avanti, agli altri, ai posteri, qualcosa della nostra civiltà, bensì come un seme che arriva dal cielo per fecondare, è solo un’impressione mia…

Vittorio M.
No, non è solo una tua impressione, è vero, è sia l’uno che l’altro…prima ti ho fatto vedere quel quadro (La goccia) ... tutto quello che dall’alto va al basso è complementare a quello che dal basso va all’alto, tutto è così nella vita, come il salire e scendere dell'energia lungo la nostra spina dorsale. L'albero va dalla terra al cielo e dal cielo alla terra, le sue radici sono speculari rispetto alle sue fronde. Quindi sono vere tutte e due le cose: l’inseminazione dall’alto e la partenza dal basso, in un rapporto reciproco e vitale. Quanto alla piramide antica, era certo un modo per gli uomini, partendo dal suolo, di innalzare una costruzione verso il cielo, ma in realtà si arrivava solo al vertice della piramide, che era un vertice di potere e non permetteva un ulteriore sviluppo. Io sono arrivato a ipotizzare, una volta, che in una futura civiltà tutte le vecchie piramidi saranno guardate come delle piramidi sommerse, mentre la vera piramide, quella rovesciata, comincerà dove finisce la piramide tradizionale, come nell'immagine della clessidra. Pensate alle piramidi azteche, dove si saliva, si saliva e poi in cima si compiva il sacrificio, e lì finiva tutto…era una chiusura tremenda, di potere, di cultura, di morte…mentre è da lì che dovrebbe partire la vera piramide, come un’apertura verso il cielo.

Pat Sophie G.
La piramide che diventa l’arca! Mi è venuto in mente, quando tu parli del vuoto, che questo è, come dire, il contenitore del tutto…dall'incrocio spazio - tempo nasce qualche cosa, una creatura che, a un certo punto, nel percorso proprio delle civiltà, arriva a concepire l’idea dell’arca proprio come piramide rovesciata, perché finalmente capisce che da un punto si arriva al tutto e viceversa.
Questo è proprio simbolizzato in una maniera straordinaria, direi, nel disegno di Milano che hai creato, futuribile, impossibile ma comunque reale! Perché lì veramente c’è tutto: c’è questo vuoto che oggi viene riempito sempre di più fino a creare un soffocamento, ma poi tu pian piano lo liberi affinché ritorni questo “io della città”, questa possibilità di vuoto, che poi fa ripartire in tutte le direzioni la vitalità… E’ un concetto forse difficile da capire, ma al contempo semplice.
Vittorio M.

Ho già detto che Pat Sophie certe volte è difficile da capire, però, ripensandoci, ascoltandola di nuovo, ci si accorge che capta delle verità profonde...
Però adesso vorrei coinvolgere un’altra psicologa qui presente, che dovrebbe sapere qualcosa di piramidi, perché lei stessa è egiziana, o sbaglio?

Aviva S.
Infatti ho ripensato a quando, credo a cinque anni, mi hanno portato a visitare le piramidi al Cairo, e devo dire che è stata un’esperienza molto forte, che ricordo ancora… Evidentemente, nella piramide c’è una forza straordinaria..
Detto questo, trovo il progetto di Milano molto affascinante, interessante… e pensavo un po’ alla mia vita, questo mio essere a cinque anni nella piramide al Cairo, e ora essere qui a Milano, dopo anni e anni, e riparlare di piramide.ecco, è un percorso che mi fa pensare.

Vittorio M.
Questa piramide.devo dire che quando vi ho fatto vedere il progetto di Firenze, io stesso mi sono sorpreso di una cosa, alla quale mentre lo facevo non pensavo neanche: cioè che è pieno di piramidi rovesciate…l’edificio del Fiore è formato da una sequenza di parti a base ottagonale, ognuna delle quali si allarga dal suolo alla sommità come dei tronconi di piramide rovesciata, la sala delle assemblee che corona un altro edificio, la City Hall, è ugualmente una piramide rovesciata....: In questo progetto tutto sembra provare l'impulso ad aprirsi.
C'è poi questo edificio, il Museo dell'Etruria, che è come una clessidra, poiché non ha solo la parte visibile che si slancia e si allarga come una piramide rovesciata, ma ne ha anche un'altra che scende nel sottosuolo come una piramide normale, ma cava. Quale ne era dunque il concetto? Immaginiamo che la parte sotterranea corrisponda all'antica Etruria, partendo dal livello di base della civiltà Villanoviana per poi salire con diversi gradoni finché si arriva al livello della civiltà romana che, non a caso, è proprio quello del Foro dell'antica Florentia. Dopodiché si sale ancora in uno sviluppo successivo, attraverso i vari livelli che ci parlano dell'arte fiorentina nei secoli, del Rinascimento, che mostra una sostanziale continuità con l'antica radice, e si giunge infine all'ultimo livello, il nostro. Cosa accade dopo? La piramide continua a salire e ad allargarsi all'infinito? No, la mia interpretazione catastrofista ci fa scendere bruscamente a terra con una rampa che è simile agli scivoli delle uscite di sicurezza degli aerei. L'edificio sta per crollare, non potrebbe essere altrimenti, e bisogna quindi porsi in salvo.


 


Nota: per le altre immagini del progetto di Firenze vedi la dispensa dell'Incontro 22

Gerardo P.
Vittorio, tornando al progetto di Milano, è vero che, nel centro vuoto, tu vorresti demolire tutti gli immobili che ci sono?

Vittorio M.
Ma vedi, come ho detto prima, non si possono giudicare le cose sul metro della nostra brevissima esistenza. Milano è una città che ha una lunghissima storia, ma tutte le case che c’erano nei vari tempi (celtici, romani, romanici, gotici, rinascimentali…) sono tutte scomparse. Il piano urbanistico, però, che si pensa nell’interesse della città, andrebbe visto in grande, non sul piano delle singole e temporanee case, dovrebbe essere visto dall'alto, da una grande prospettiva. Milano è destinata ad essere una grande metropoli, e in questo suo espandersi è ovvio che il centro debba assumere un’altra funzione, non più un centro commerciale e di lavoro, ma un bene che tutta la popolazione della metropoli apprezzerà in un altro senso, nel senso dell’identità sacra della città, dove ci sono le antiche chiese, le memorie della storia, il luogo dell’identità.
Il centro è anche strapieno di immobili degli ultimi decenni, costruiti dopo la guerra, alcuni belli, altri meno, ma comunque non posso immaginare che possano resistere cento, duecento, mille anni….un giorno saranno demoliti anche per ragioni fisiche, strutturali, economiche….e cosa farai sul loro terreno? Un grattacielo, un centro commerciale, un parcheggio? No, ci dovrà essere un pensiero che ci dirà appunto dove andranno fatte queste cose, certamente non nel centro "vuoto", perché esso sarà un bene non solo o non più per i proprietari degli immobili ma anche per tutti gli abitanti delle città federate nella grande metropoli, che riconosceranno nel vuoto il nucleo sacro della loro identità.. La natura, una volta, era al di fuori delle mura con cui la città si difendeva, qui invece, sempre in quest’ottica di “rovesciamento”, avverrebbe il contrario: la città, cioè l’urbanizzazione del mondo globalizzato, dovrà ritrovare e conservare nel proprio cuore un po’ di natura….
Quando parlo di natura, parlo anche della nostra anima profonda, della nostra identità, della nostra storia…quindi lo spazio "vuoto" della città sarà come un parco delle memorie, della cultura ed ospitare soprattutto, a mio avviso, l'università, poiché l'educazione dei giovani sarà considerata come l'opera più necessaria, da collegare appunto alla storia, alla memoria.
In rapporto a questa visione, cosa dovrebbe fare un ufficio urbanistico del Comune, oggi? Non dovrebbe certo ordinare delle demolizioni, ma potrebbe cominciare, via via che si acquisisce un’area, a restaurare questo, a migliorare quest’altro, seguendo l'orientamento dettato da un piano urbanistico che, più che tecnico, dovrà ispirarsi a una visione umanistica, filosofica. .
Per esempio, Ettore citava nell'ultimo incontro che hanno demolito la basilica di San Giovanni in Conca in piazza Missori: dopo la guerra si sono demolite così tante chiese e case che nessuno ci faceva caso, e poi c’era l’urgenza di ricostruire…e lo stesso accadrà altre volte.
Non per essere una Cassandra, ma, ripeto, la possibilità di nascere è legata alla possibilità di morire. E' così, non esiste altro modo, e come un uomo non può pretendere di vivere per sempre, così tanto meno possono durare per sempre gli edifici.

Gerardo P.
E’ molto bello e interessantissimo, però, tu pensa alla fattibilità, nel tuo anello vuoto che chiaramente è inteso al miglioramento della città e alla conservazione della sua memoria, di eliminare degli immobili che valgono decine di migliaia di euro al metro quadro…tu prova a pensare in termini pratici una cosa del genere….

Vittorio M.
Ma insomma, ne abbiamo appena parlato….devi guardare alla storia! Ti ho parlato della basilica di Santa Tecla che ai tempi di Ambrogio era come è oggi il Duomo, ci saranno stati dei palazzi intorno…immagina che venga oggi fuori un patrizio romano lamentandosi che gli hanno buttato giù il suo palazzo accanto alla basilica… Capisci che l'interesse privato è contingente, limitato, e che bisogna invece pensare il tutto in ottica filosofica e temporale, in una grande scala…. Anche nel progetto di Firenze, se mi riprometto di demolire alcuni isolati del centro tutti mi giudicano un matto, però in realtà lo si fece solo cent'anni fa, in nome di un certo ideale ma anche di uno sviluppo economico, due impulsi ugualmente necessari che anche oggi dovrebbero essere seguiti. Come si fa a non vedere la necessità dello sviluppo e a credere che, una volta si sia costruito un edificio, questo debba rimanere lì per sempre, come un ostacolo inamovibile?.

Pat Sophie G.
Guarda caso, Parigi piace a tutti, ma nessuno sa cosa c’è dietro….

Vittorio M.
Ecco, Parigi era agli inizi una città romana, poi medievale, per diventare infine un dedalo inestricabile di stradine e di bassifondi. Se non ci fosse stato un Haussmann che l'ha tagliata in lungo e in largo con i suoi bolulevards …

Gerardo P.
Sì, ma questo è stato fatto più di un secolo fa. Pensate oggi, a Firenze discutono se far passare il tram in piazza del Duomo…cosa vuoi fare con la mentalità degli amministratori attuali?

Vittorio M.
Ma questo è un altro discorso. Noi abbiamo degli amministratori attuali che ragionano sul metro delle elezioni che devono vincere, fra pochi mesi o pochi anni, ma questo non è il metro dello sviluppo della città, di un vero pensiero sulla città. Il metro di Firenze, per me, è quello che mi fa pensare a Michelangelo, mi fa pensare a Dante, a Leonardo, all'antica Florentia….questa è la vera dimensione, di cui gli uomini di oggi sono immemori, se non a titolo di un mero aggiornamento culturale, di tanto in tanto Ma è una una dimensione che, col tempo, l'umanità dovrà recuperare, riconoscendo sia nella storia che nell’arte e nella natura il suo vero essere, il vero tesoro da custodire nell'arca interiore.

Gerardo P.
Speriamo, speriamo…

Vittorio M.
Ma sarà così! Altrimenti, oltre che morire, come in ogni modo dobbiamo morire, noi e i nostri edifici, morirà anche l'umanità, morirà tutto!

Caterina B.
Io credo che sia una cosa abbastanza realistica, ovviamente da vedere in prospettiva, non adesso, Se pensiamo anche solo alla demografia, in Italia non abbiamo abbastanza figli, quindi ci sono delle case che rimarranno vuote, non avendo un valore accessibile alle nuove generazioni o a una popolazione di immigrati, quindi ci sarà automaticamente uno svuotamento di una certa parte della città, penso oltre i Bastioni, anche se non forse quella centrale che sarà acquistata dalle banche...

Vittorio M.
...e si svilupperanno invece delle città satelliti molto meglio pensate per una vita a misura d'uomo. Ci sono nella città, come tu dici, dei mutamenti economici e sociali. Io, che non sono né un economista né un sociologo, posso però vederne l'equivalente urbanistico con un contributo di immaginazione creativa. Posso intuire le forme che la città potrebbe assumere in parallelo ai mutamenti socio-economici, anche se sarà solo la realtà a dirci se queste intuizioni sono giuste. Come dicevo prima, il mio lavoro è di fare un semino, riconoscerlo....ma è proprio un seme, non la pianta che crescerà..
Prima vi ho raccontato in due parole come l'analisi di Milano, nei suoi aspetti storici, sociologici, economici o contingenti, ci conduce a questa idea del seme. L'abbiamo identificato nella città antica, come era al momento della sua fondazione e più tardi, come è stata in un certo senso rifondata da Ambrogio. E' un'idea molto semplice - tutti noi veniamo da un semino - e c'è poi un momento per tutto: un momento per seminare e un momento per raccogliere, c'è un momento per arare, c'è un momento per distruggere.
Noi abbiamo di Dio un'idea molto convenzionale, molto buona, anzi buonista, ma gli Induisti pensano giustamente che Dio vada visto sotto tre aspetti: uno che crea, l'altro che distrugge e l'altro che conserva....E' così. Quindi, per rispondere a Gerardo, anche noi umani creiamo, conserviamo ciò che abbiamo creato finché è possibile, e infine dobbiamo distruggerlo per far posto a una nuova creazione. Contrastare questo processo sarebbe come lavorare a tenere in piedi una diga contro una massa d'acqua assolutamente inarrestabile...è questo il corso della storia, senza parlare dei cataclismi naturali... Io non voglio certo patrocinare l'esigenza della distruzione di per sé....ma lasciatemi parlare ancora un poco del vuoto. Creare il vuoto è vero a tanti livelli: il livello interiore di essere in pace con se stessi, essere vuoti, essere puri; poi c'è il livello in cui si nutre, si coltiva la propria anima, scoprendone il fondo divino; e poi c'è il vuoto che va riconosciuto anche nel mondo reale. Bisogna fare il vuoto per costruire. Insomma, se la gente non morisse non ci sarebbe posto per i nuovi nati e, nello stesso modo, se non ci fossero demolizioni, non si potrebbe più costruire...è un'evidenza, poi c'è modo e modo di demolire, di costruire....

Caterina B.
Bisogna pensare a uno sviluppo sostenibile...

Vittorio M.
C'è anche questo aspetto, sono molti i piani su cui ragionare, comunque io ho parlato solamente del seme, mettendolo in rapporto con tutto un cammino interiore che spero sia stato condiviso in una certa misura, ognuno nel suo campo. E' stato un po' curioso in fondo di presentare una specie di antologica di pittura, che è poi finita nell'architettura, e poi dell'una e dell'altra ne abbiamo parlato non scivolando ma proprio andando profondamente nel campo di una filosofia o di una metafisica. D'altra parte per me è molto difficile di separare gli argomenti, e i diversi piani, che vedo invece uniti in un tutto.

Francesca M.
Direi che Milano si è proprio dimenticata della sua memoria, per cui uno degli aspetti forti del progetto che ci hai mostrato è un po' di storia, ne fai uno spaccato che ci fa vedere qualcosa della Milano romana. Devo dire che Milano ha sacrificato più di altee città la sua storia...quando trovano qualcosa lo vivono quasi con imbarazzo...

Vittorio M.
Ma Milano è sempre stata così, pensa che nel Rinascimento Leonardo viene a Milano poiché era la città più grande e più viva d'Italia. Cosa rimane della Milano del Rinascimento? Niente,salvo due o tre facciatine che hanno incollato su un muro del cortile del Castello Sforzesco, oltre, per fortuna, a Santa Maria delle Grazie e alla Ca' Granda, ma guarda che era tutta una grande città. Cosa rimane di Milano romana? Pensa che le colonne di San Lorenzo, nessuno sa neanche più di dove vengono ( io personalmente ho una piccola idea, erano le colonne del tempio capitolino, che sorgeva dove c'è adesso la chiesa del Santo Sepolcro). Non rimane neanche un'idea del Foro, il Foro di una città che in quel momento era la capitale dell'impero, potete quindi immaginarne i colonnati, i monumenti... Milano ha sempre divorato sé stessa proprio perché ha sempre dato preminenza all'interesse economico, che dipende secondo me da alcuni fatti, primo il clima, che in passato era più nebbioso di oggi e non si vedeva al di là del proprio naso. Se pensate al clima di altre città, come Roma o Firenze, in cui l'aria è ventilata e lo sguardo può spaziare, capite perché, anche psicologicamente, le vedute dei loro cittadini sono più ampie. A questo si aggiunge che Milano era un luogo di crocevia, mercantile, che non ha mai stata sede di un grande potere politico, senza parlare infine della conformazione radio-centrica...

Gerardo P.
Ci hanno scorazzato anche i barbari, poi è stata bombardata.... Da Firenze in giù l'Italia è stata più protetta

Vittorio M.
anche Roma è stata rasa al suolo se non sbaglio....Sono comunque tanti i fattori che richiederebbero un esame. Comunque, non è che io insista tanto sul passato. Da esso traggo energia per poi progettare una Milano del tutto avveniristica, non solo l'Arca del Duomo ma una selva di grattacieli. E' proprio dal passato che viene la spinta al futuro, è dalla radice che l'albero prende forza per crescere. Oggi, comunque, c'è molta più attenzione alla tutela delle vestigia del passato, al punto di doverne fronteggiare un eccesso. Se volessimo realizzare l'Arca, troveremmo schiere di oppositori..."ma come, volete rovinare la piazza del Duomo?" Molti prendono cioè per storia quella che è invece una pacchianata quanto mai recente... è questa la mentalità convenzionale, retriva, il rifiuto del nuovo, mentre la storia vera vorrebbe dire agire in modo coraggioso, scavare nel sagrato, rivelare i segni del passato, metterli a confronto col nuovo: è così che si capisce il valore dell'antico, che è come il rapporto del figlio col padre, della vita con la morte, non solo la città del panettone e dei consumi...
Abbiamo fatto un'Associazione a sostegno dell'Arca del Duomo, a cui vi invito a partecipare, se ne condividete il progetto. Sapete anzi che avrei voglia di cambiarle nome...se invece di Arca del Duomo la chiamassimo l'Arca dell'UOMO?.

Danilo G.
...ma la posizione davanti al Duomo, è quella ottimale o potrebbe essere anche collocata in un altro spazio?

Vittorio M.
C'è già chi mi ha chiesto: "ma perché non la fai davanti alla Stazione Centrale, o in Piazza Loreto, magari un po' più piccola"...ma io rispondo che i progetti nascono come le piante in un luogo...Perché l'Arca nasce quindi in Piazza del Duomo? Prima di tutto perché la sua forma è generata dalla facciata stessa del Duomo, come vi ho spiegato, poi perché è un luogo sacro - non è forse lì il battistero in cui Sant'Ambrogio battezzò Sant'Agostino?- poi perché c'è un grande e ideale vuoto, come il grembo da cui la città deve rinascere, in cui si pone l'Arca come un seme, come un nuovo battistero di fronte alla cattedrale. Inoltre, è necessario fare uno sforzo per migliorare una piazza che è francamente brutta, sproporzionata...se guardi, è viva dalla parte della Rinascente ma, dalla parte opposta, dove dovrebbe sorgere l'Arca, è morta. Oggi la piazza del duomo è veramente un luogo squallido, mentre questo edificio, con la sua modernità, la sua radice nella storia, gli eventi che vi avrebbero luogo...sarebbe come una lampada splendente nel centro della città...

Silvana O.
Un diamante, come simbolo di purezza e anche di verità ...

Vittorio M.
Grazie della bellissima immagine ma, a questo punto....... poiché i diamanti non si possano masticare, vi propongo di chiudere la serata e di andare a cena, poiché abbiamo fatto tardi.......


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